In una decisione che ha messo fine a un lungo periodo di controversie giudiziarie, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Firenze, Sara Farini, ha prosciolto il senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, e altri dieci indagati dall’inchiesta che riguardava presunte irregolarità nei finanziamenti alla Fondazione Open. L’accusa di finanziamento illecito ai partiti è stata annullata con la dichiarazione di “non luogo a procedere”.
La Fondazione Open, istituita per supportare le iniziative politiche di Matteo Renzi durante il suo mandato come sindaco di Firenze e poi come segretario del Partito Democratico, era al centro delle indagini per accuse di finanziamenti illeciti. Tra gli indagati prosciolti insieme a Renzi figurano Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e Alberto Bianchi.
L’avvocato Federico Bagattini ha descritto la decisione come le “esequie di un processo nato già morto”, sottolineando che la Corte di Cassazione aveva già messo in chiaro tre anni prima l’assenza di reato. “Abbiamo perso tempo, peccato per la onorabilità degli imputati e per i contribuenti che hanno speso inutilmente un sacco di soldi”, ha dichiarato la difesa dell’ex premier.
Matteo Renzi ha espresso il suo sollievo e la sua frustrazione in un lungo post su Facebook, dove ha parlato degli ultimi cinque anni vissuti “da appestato” a causa di questa inchiesta. Ha sottolineato la mancanza di prove e ha chiesto scuse a chi lo ha attaccato politicamente, nominando esplicitamente Giorgia Meloni e il giornalista Marco Travaglio. “Oggi in tanti dovrebbero scusarsi, Meloni e Travaglio in primis. Non lo faranno. Pace”, ha scritto Renzi, ribadendo la sua intenzione di continuare a fare politica senza vendette ma con la certezza che “oggi ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia”.
Renzi non ha risparmiato critiche ai partiti che secondo lui hanno strumentalizzato la vicenda, identificando il Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia come i principali colpevoli. Ha accusato Giorgia Meloni di aver sfruttato le indagini per attaccare la sua famiglia con un approccio giustizialista.
Maria Elena Boschi, in un post su Facebook, ha descritto la conclusione dell’inchiesta come la fine di un incubo, ringraziando la sua famiglia, i suoi avvocati e i colleghi per il supporto ricevuto durante gli anni di sofferenza. Ha anche confermato la sua partecipazione alla prossima Leopolda nel 2025, invitando a continuare la lotta per un’Italia più giusta e garantista.
La notizia dell’assoluzione ha trovato eco anche tra gli esponenti di altri partiti. Raffaella Paita di Italia Viva ha celebrato la giornata come una vittoria per la comunità del partito. Lorenzo Guerini del PD ha espresso contentezza per il proscioglimento, sottolineando però l’amarezza per le sofferenze personali e le strumentalizzazioni subite. Matteo Salvini della Lega ha accolto positivamente la notizia, invitando Italia Viva a sostenere riforme giudiziarie per garantire una maggiore responsabilità dei magistrati.
Maurizio Lupi di Noi Moderati ha sperato che questa vicenda serva da lezione per riscoprire il valore del garantismo e la necessità di una riforma della giustizia. L’assoluzione di Renzi e degli altri indagati non solo chiude un lungo capitolo giudiziario ma apre anche un dibattito più ampio sulla giustizia, il garantismo, e l’uso politico delle inchieste in Italia. Le motivazioni del giudice saranno depositate entro 90 giorni, ma il dibattito politico e mediatico su questo caso è ben lontano dal terminare.