Giustizia, separazione della carriere: opposizioni in trincea con gli emendamenti

Sono 1.365, secondo il conteggio esatto della commissione Affari costituzionali del Senato, gli emendamenti depositati dai gruppi di opposizione al ddl costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati (requirenti e giudicanti). Non ci sono emendamenti della maggioranza, che in commissione non ha presentato nemmeno ordini del giorno sul provvedimento, dichiarato recentemente “intoccabile” dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e già approvato dalla Camera per la prima delle quattro letture necessarie per le revisioni costituzionali.
Hanno presentato emendamenti: Misto-Alleanza Verdi Sinistra 707, Partito democratico 485, Movimento 5 stelle 166, Italia viva 7. “Una riforma totalmente sbagliata”, spiega Alfredo Bazoli, senatore del Pd. Tra gli emendamenti del suo gruppo, quindi, ci sono molte proposte soppressive ma anche alcune ipotesi di modifica parziale delle singole norme, “un tentativo di stimolare una discussione, sperando che il Parlamento non si pieghi anche stavolta ai diktat del Governo”.
Tra le proposte parziali “nell’ottica della riduzione del danno”, il gruppo dem segnala il mantenimento di un solo Consiglio superiore della magistratura ma diviso in due sezioni per giudici e pm, l’introduzione di un “sorteggio temperato” per i suoi componenti togati come viene previsto per i membri “laici”, l’alta corte trasformata in organo di appello del procedimento disciplinare, la previsione del quorum anche per la selezione dei membri “laici”, la costituzionalizzazione del principio secondo il quale i pm devono cercare prove anche a favore dell’indagato, e correzioni in direzione della parità di genere.
Duro il giudizio del M5S, che promette di dare battaglia in commissione, con tutti i suoi componenti iscritti a parlare già in discussione generale. “L’obiettivo della riforma è sottomettere la magistratura al potere esecutivo”, spiega la vicepresidente dei senatori stellati, Alessandra Maiorino, “ma l’obiettivo del controllo della politica sulle toghe non è spostato nel futuro. È già di fatto operativo nel ddl costituzionale, con l’elezione in Parlamento di una parte dei componenti dell’alta corte disciplinare”. Quindi anche il M5S ha presentato emendamenti soppressivi delle varie le norme approvate dalla Camera ma contestualmente qualche proposta di merito, come quella per la conservazione del Csm unico o per il sorteggio “temperato” dei suoi componenti.
Netta anche la contrarietà di AVS alla riforma, si tratta, spiegano a palazzo Madama, di un “ddl non migliorabile, il cui vero obiettivo è mettere il potere inquirente sotto controllo”. Pollice verso anche sul sorteggio per i togati, “contrario al principio di rappresentatività, porterebbe ad un abbassamento delle qualità delle competenze del Csm”. In sintesi: no alla separazione delle carriere, no all’estrazione a sorte dei componenti dei due Csm, negative le conseguenze dello sdoppiamento dei due organi di garanzia e l`istituzione dell`alta corte di giustizia.
Diversa la posizione di Iv, che invece di bocciare in toto la riforma presenta alcune correzioni, seppure di rilievo: il partito guidato da Matteo Renzi chiede che i membri dei due Csm siano eletti per metà tra i giudici ordinari e pm con modalità stabilite dalla legge e per metà dal Parlamento in seduta comune: in sostanza, sorteggio solo per i membri togati, non per i laici; che ciascun Csm possa esprimersi sulle promozioni (anziché sulle valutazioni professionali) e sui provvedimenti disciplinari, oltre che su altre materie previste da norme costituzionali, con la conseguente soppressione dell`istituzione dell`Alta Corte per la giurisdizione disciplinare dei magistrati; infine, per Iv il pm dovrebbe avere l’obbligo di esercitare l`azione penale solo nei casi e nei modi previsti dalla legge.