Oggi, compie 80 anni Robert De Niro, mito del cinema, attore camaleontico che da decenni regala interpretazioni entrate nella storia, riuscendo a passare con disinvoltura dalla commedia al dramma. Cresce da ragazzo di strada con amicizie osteggiate dai genitori, non è uno studente modello, scopre presto la passione per la recitazione debuttando a 10 anni nel “Mago di Oz” in una recita scolastica. Prima di abbandonare le scuole superiori ha già scelto la sua strada, frequenta i corsi di Stella Adler, devota al metodo Stanislavski e poi il celebre Actors Studio di Lee Strasberg. Negli anni ’60 a New York non ci sono molte occasioni per chi sogna il cinema.
De Niro ottiene qualche apparizione in due film di Marcel Carné (“Tre camere a Manhattana” e “I giovani lupi”) a metà del decennio, ma nel 1963 un giovane filmmaker lo ha coinvolto in un vero film indipendente: “Oggi sposi” del debuttante Brian De Palma che, per problemi di censura, uscirà solo nel 1969. Allora però le critiche furono più che favorevoli e attirarono l’attenzione su “Billy Milk” come veniva chiamato per il pallore della carnagione. Lavora altre due volte con De Palma (“Ciao America!” e “Hi Mom!”), passa per la “fucina” di Roger Corman per “Il clan dei Barker”, si fa le ossa con qualche commedia di serie B. Poi con “Batte il tamburo lentamente” (1973) di John D. Tanti i sui film cult: da “Mean Streets” che ha segnato l’inizio della collaborazione con Martin Scorsese, italo-americano come lui, al mitico “Taxi Driver”; da “Il cacciatore” e “C’era una volta in America” a “Toro Scatenato”.
Ma la lista è lunghissima; diretto ancora da Scorsese ha da poco presentato a Cannes “Killers of the Flower Moon”, in uscita a ottobre in tutto il mondo. Di lui dice Martin Scorsese: “Non conosco nessuno in grado di sorprendermi sullo schermo come De Niro per la sua forza e capacità di coinvolgere”. Una vita a servizio del cinema, due Oscar vinti, otto volte candidato; ha lanciato il TriBeCa Film Festival dopo gli attentati dell’11 settembre, un festival diventato negli anni tra i più interessanti a livello mondiale. Amante dell’Italia e avvistato di recente a Napoli, anche in visita sul set di Paolo Sorrentino.
Timido, pallido, insicuro, si è fatto spazio grazie a un talento istintivo coltivato con maniacale puntiglio, un sorriso contagioso ma sempre intinto nella malinconia, una versatilità coltivata nei ruoli comici nella maturità, ma impareggiabile in quelli drammatici, specie se legati a personaggi induriti dalla vita e alle prese con la criminalità. Un po’ per l’indissolubile sodalizio con l’amico Martin Scorsese (ad oggi nove film), un po’ per la sua diretta esperienza tra il Bronx e Little Italy, è stato gangster e poliziotto, detective e criminale con assoluta naturalezza ed è difficile scindere il suo talento da personaggi indimenticabili cui la vita ha riservato rabbia, brutalità e redenzione. In Italia la sua voce, capace di mille sfumature, è stata legata per una vita a quella di Ferruccio Amendola che però, in molte occasioni, ha lasciato il passo a Stefano De Sando come nell’ultimo capolavoro, “The Irishman”. Il divo vanta due premi Oscar e ben sette figli, l’ultimo avuto a 79 anni.