C’è cerchio magico e cerchio magico. L’uno è circoscritto tra Montecitorio e Palazzo Chigi: dentro ci sono Luca Lotti e Maria Elena Boschi – gli unici in grado in contraddirlo – e tanti altri renziani della prima, della seconda e della terza ora, da Delrio a Carbone, a Guerini. C’è poi l’altro cerchio magico, quello fuori dai palazzi romani della politica, che per Renzi è ancora più importante.
Perché il premier sin da quand’era presidente della Provincia di Firenze – e ancor più da sindaco – ha sempre lavorato sodo per intrecciare rapporti al di fuori della politica. La letteratura renziana è piena di retroscena sui vari cerchi magici del presidente del Consiglio: relazioni che spaziano dall’imprenditoria alla cultura passando per le immancabili fondazioni. Di certo l’attacco di Diego Della Valle, patron di Tod’s e dell’amata Fiorentina, all’amministratore delegato delle Fs Mauro Moretti ne rappresenta una chiara testimonianza. Della Valle, socio di Luca Cordero di Montezemolo nel business Ntv e dei treni Italo – che nelle intenzioni dovrebbero fare concorrenza proprio alle Ferrovie dello Stato, rappresenta forse, insieme a Carlo De Benedetti, uno dei sostenitori più in vista di Matteo Renzi. Non è un caso che proprio Della Valle sia stato accostato nei giorni precedenti alla nascita del governo Renzi al ministero dello Sviluppo economico.
Di certo non è l’unico. Tra i sostenitori meno conosciuti c’è Marco Carrai, imprenditore di Greve in Chianti, costruttore, coetaneo e amico personale del premier e dell’ex presidente della Fiat Paolo Fresco. Abile nel raccogliere fondi, collettore di relazioni internazionali, dagli Usa a Israele, in buoni rapporti con Corrado Passera, Carrai ai tempi delle primarie gestiva il fundraising insieme all’avvocato di Renzi Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Big Bang. Tra i primi ad essere folgorati da Renzi c’è il produttore televisivo Giorgio Gori, candidato sindaco a Bergamo alle prossime amministrative. Tra gli imprenditori vicini al premier ci sono poi Oscar Farinetti – ideatore della catena di megastore della gastronomia Eataly e Andrea Guerra, top manager di Loxottica. Anche loro additati come possibili ministri – svaniti – del “dream cabinet” dell’ex rottamatore.
Accanto agli imprenditori, ci sono poi professori universitari, scrittori e intellettuali. Tra questi ci sono Alessandro Baricco, Enrico Brizzi, Giuliano Da Empoli ed Edoardo Nesi, l’economista Luigi Zingales e i costituzionalisti Francesco Clementi – che ha teorizzato gran parte delle riforme inserite da Renzi nel programma elettorale per le primarie perse contro Bersani – e Roberto D’Alimonte, il papà – deluso – dell’Italicum.