“Gli occhi di Tammy Faye”, Jessica Chastain in sala, verso Oscar

“Gli occhi di Tammy Faye”, Jessica Chastain in sala, verso Oscar
1 febbraio 2022

Le nomination agli Oscar si avvicinano e l’8 febbraio sapremo se Jessica Chastain avrà la possibilità di vincere la sua prima statuetta. L’attrice è infatti la straordinaria interprete de “Gli occhi di Tammy Faye”, film diretto da Michael Showalter e da lei coprodotto, nei cinema dal 3 febbraio. Basato su una storia vera, narra la straordinaria ascesa, caduta e redenzione della telepredicatrice evangelica Tammy Faye Bakker, fra gli anni Settanta e Ottanta. Questa donna, che moltissimi americani ricordano, insieme al marito Jim Bakker, interpretato da Andrew Garfield, fondò il più importante network televisivo religioso statunitense. Tammy Faye diventò una leggenda per le sue ciglia, il suo modo di cantare e il suo entusiasmo nell’accogliere persone di ogni estrazione sociale. Nel corso degli anni, tuttavia, irregolarità finanziarie e scandali rovesciarono quell’impero multimilionario così accuratamente costruito.

Chastain si è interessata a questo personaggio dopo aver visto un documentario che rivelava altri aspetti della Faye, al di là degli errori di suo marito, del suo essere sopra le righe, del trucco eccessivo, dei vestiti e dei gioielli troppo vistosi. Quella donna che glorificava sempre Dio, per esempio, si schierò contro la condanna della Chiesa verso gli omosessuali: “All’inizio del film si vede lei da bambina, che non era accettata dalla Chiesa, perché era l’incarnazione della vergogna, visto che era figlia di un primo matrimonio della madre. Poi fu esiliata dalla Chiesa per gli errori del marito. La realtà è che Tammy Faye fu molto amata dalla comunità Lgbt, che non le ha mai girato le spalle. Il film è una celebrazione di quello che lei fu veramente, ma anche un invito a non giudicare e ad amare incondizionatamente” spiega l’attrice.

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L’attrice di “The tree of life”, “Zero dark night”, “Interstellar” ama stupire sempre con le sue interpretazioni e con i suoi progetti: “Mi piace fare cose che mettano alla prova le aspettative delle persone, che provochino, storie casomai non rassicuranti, che mettano in qualche modo a disagio. Mi piace l’idea che abbiamo preso questa storia di una donna che è stata vilipesa dai media americani, dicendo: ‘Aspettate, guardate che storia incredibile c’è dietro’. Lei nel 1985 intervistò Steve Pieters, un predicatore gay malato di Aids: fu un atto coraggiosissimo perché ai tempi, sotto l’amministrazione Reagan, nessuno parlava di Aids”.

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