Gli Stati Uniti hanno lanciato 70 missili da crociera verso una base aerea siriana, in risposta alla strage con armi chimiche nella provincia di Idlib. Si tratta di missili Tomahawk, al alta precisione. Secondo un ufficiale Usa, 59 missili hanno colpito la base di Shayrat, da dove gli americani ritengono che sia partito l’attacco con il gas contro i civili. I raid missilistici lanciati dagli Stati Uniti sulla Siria, in risposta alla strage di civili con armi chimiche attribuita al regime di Damasco, sono nel “vitale interesse della sicurezza nazionale – ha detto il presidente americano, Donald Trump -. Questa notte chiedo a tutte le nazioni civilizzate di unirsi a noi per far cessare questo bagno di sangue e questi massacri in Siria e per porre fine al terrorismo di ogni tipo”.
Per il capo della Casa Bianca, in ogni caso, “è innegabile che la Siria abbia utilizzato armi chimiche vietate, violando la convenzione sulle armi chimiche ed ignorando gli avvertimenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Assad ha stroncato la vita di uomini, donne e bambini innocenti – ha proseguito Trump – e per molti e’ stata una morte lenta e brutale. Anche bellissimi neonati sono stati crudelmente assassinati in questo barbaro attacco”. Nessun bimbo “dovrebbe mai subire un simile orrore”, ha affermato il presidente, dichiarando di pregare per le anime di coloro che sono morti. I missili sono partiti da due navi statunitensi nel Mar Mediterraneo verso la base aerea nella città centrale di Homs da cui è decollato l’aereo siriano che ha sferrato l’attacco con le armi chimiche. Il capo del Pentagono, James Mattis,ha aggiornato il presidente Trump dell’inizio delle operazioni. E’ il primo attacco diretto Usa alla Siria dall’insediamento del presidente Donald Trump. Quest’ultimo non aveva preannunciato l’operazione, sebbene in giornata il suo messaggio sulla crisi siriana fosse stato più netto che nei giorni precedenti. Dura reazione di Damasco all’attacco americano contro la Siria. La tv di stato siriana ha definito il lancio di missili Usa contro target militari del regime “un’aggressione”.