Le accuse dell’amministrazione Trump e l’ingerenza nella politica monetarie dell’Ue innescano un botta e risposta tra la Germania di Angela Merkel e il numero uno della Bce Mario Draghi. A finire sul banco degli imputati è la moneta unica: l’euro, che per effetto di un paradosso le critiche di Washington hanno contribuito a spingere in rialzo, segnando un massimo da due mesi e mezzo sopra quota 1,08 dollari. Già.
USA ATTACCANO L’EURO Ad innescare la polemica, infatti, erano state le parole del superconsulente del presidente Usa Peter Navarro, direttore del National Trade Council, che ha definito l’euro un “marco mascherato” e pesantemente sottovalutato, che Berlino avrebbe sfruttato ai danni degli altri paesi europei e degli States, e non gradite dalla cancelliera Angela Merkel. Che tramite il suo portavoce si era limitata a ricordare che “la Germania è un Paese da sempre a favore di una Banca centrale europea che conduce una politica indipendente”. Alza il tiro, invece, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che scarica sulle Bce le accuse che giungono dagli Usa, chiamando in causa Mario Draghi. “Quando il presidente della Bce Mario Draghi – ha detto Schaeuble – lanciò nella politica monetaria espansiva, gli feci presente che questo avrebbe fatto aumentare il surplus commerciale della Germania. All’epoca promisi di non criticare pubblicamente questa linea. Ma non voglio essere criticato io per le conseguenze di questa politica”. E “a rigor di logica, per la posizione competitiva dell’economia tedesca il tasso di cambio dell’euro è troppo basso”. Perché appunto, secondo il ministro tedesco “la politica monetaria è troppo morbida”.
LA REPLICA DI DRAGHI Dura la replica di Draghi, che a Trump manda a dire di non essere “manipolatori dei cambi”, citando un rapporto del 2014 del dipartimento del Tesoro Usa. Alla Bce ha detto il numero uno della Banca centrale europea “guardiamo certamente con preoccupazione agli annunci di protezionismo” che giungono dagli Usa. “L’Unione europea è stata creata sulle fondamenta del libero commercio e delle quattro libertà. E’ ancora presto per giudicare ma dovremo valutare” trasformando l’audizione trimestrale al parlamento europeo in occasione per mettere puntualizzare anche con Berlino. “L’euro è irrevocabile ” ha ricordato Draghi, richiamando il trattato di Maastricht. “La crisi ha mostrato che i benefici dell’euro possono essere pienamente ottenuti – ha detto – solo se disponiamo di istituzioni e politiche, a livello europeo e nazionale, che assicurino che funzioni per tutti”. “Non dobbiamo interrompere i nostri sforzi per rendere l’unione monetaria più solida e prospera, anche se la situazione economica migliora e se le sfide in altri campi hanno magnetizzato l’attenzione. Dobbiamo e possiamo affrontare le fragilità che permangono – ha aggiunto il capo della Bce – a livello nazionale ed europeo”.