Politica

Global Health Summit, von der Leyen: vertice di importanza storica

Il vertice internazionale sulla salute (‘Global Health Summit’) svoltosi a Roma ‘passerà alla storia come una pietra miliare nella lotta contro la pandemia di Covid-19′. Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha co-organizzato il summit e lo ha cogestito da Roma (da Villa Pamphili) insieme al primo ministro italiano Mario Draghi, che detiene la presidenza di turno del G20. E’ stato, in realtà, un interminabile evento mediatico, una passerella a tratti noiosa e ripetitiva di brevi dichiarazioni lette o registrate in video da parte dei leader politici mondiali, soprattutto sulle lezioni da trarre dalla pandemia e sulla necessità di garantire un accesso equo, tempestivo e a costi ragionevoli ai vaccini e alle terapie anti-Covid in tutto il mondo, riequilibrando l’attuale situazione con una forte spinta a favore dei paesi più poveri finora lasciati molto indietro.

Ma questa era la coreografia. Il ‘messaggio’ che il vertice ha prodotto sta soprattutto nell’attesa ‘Dichiarazione di Roma’, un testo lungamente negoziato dalla Commissione (con il pieno appoggio dell’Italia) con i paesi del G20, fino a un’ultima, intera notte di trattative l’altro ieri alla vigilia dell’evento. E’ un testo piuttosto lungo (cinque pagine, due di preambolo e tre con i 16 paragrafi dei ‘principi della Dichiarazione di Roma’), e con un linguaggio non particolarmente incisivo; ma dentro ci sono le quattro-cinque cose che interessavano di più alla Commissione e all’Ue. Innanzitutto, la scelta chiara e decisa a favore del multilateralismo e dell’apertura globale delle catene del valore nella politica sanitaria, senza restrizioni alle esportazioni, contro le tentazioni alla chiusura nazionalistica e protezionista. In secondo luogo, ‘l’inquadramento’ entro argini robusti del dibattito sulla possibile sospensione dei brevetti; un dibattito insidioso perché rischia, secondo l’Ue, di dare una risposta sbagliata e controproducente al problema della capacità di produzione dei vaccini, oggi ancora molto insufficiente a livello globale e concentrata solo nei paesi ricchi.

Poi c’è l’impegno a sviluppare un sistema di allerta precoce e sorveglianza globale per l’emergenza di nuove epidemie con scambio di dati e informazioni, perché non si ripetano (ma questo è implicito) i ritardi e le censure che hanno caratterizzato le origini della pandemia in Cina. Gli ultimi due punti non riguardano tanto la Dichiarazione, quanto l’occasione fornita dal vertice di mostrare sviluppare la solidarietà internazionale: l’impegno da parte degli Stati ad aumentare i doni di vaccini, l’offerta dell’industria farmaceutica di vaccini a prezzo di costo o poco più alto per i paesi a basso e medio reddito, e lo sviluppo concreto nei paesi poveri, e in particolare in Africa, delle capacità di fabbricazione dei vaccini, attraverso la realizzazione delle infrastrutture e dei trasferimenti di tecnologie necessarie, affinché possano contare su una produzione propria.

‘Credo – ha osservato von der Leyen – che la dichiarazione di Roma sia davvero storica e rivoluzionaria (‘ground breaking’, ndr), perché per la prima volta abbiamo il G20, e quindi gli Stati Uniti e la Cina, l’Unione europea e la Russia, l’India e l’America Latina, il Sudafrica e molti altri paesi che si impegnano su questi principi di base: il multilateralismo, che è una sorta di filo d’oro che corre lungo tutta la Dichiarazione, ed è importante perché c’è un ‘no’ molto chiaro al nazionalismo della salute; e poi il principio che le catene di approvvigionamento devono essere aperte, e quindi un chiaro ‘no’ ai divieti di esportazione, ai colli di bottiglia. E tutti i paesi del G20 – ha ripetuto – hanno concordato su questo’. ‘Sono principi – ha continuato la presidente della Commissione – che d’ora in avanti costituiranno la base su cui costruire’ la nostra azione; ‘potremo riferirci a loro, chiedere che vengano rispettati e realizzati. Per questo credo sia una giornata storica’.

Questo punto è sottolineato in particolare nel quarto paragrafo sui principi della Dichiarazione di Roma: ‘Promuoveremo – affermano i membri del G20 – il sistema commerciale multilaterale, rilevando il ruolo centrale della Wto e l’importanza di catene di approvvigionamento globali aperte, resilienti, diversificate, sicure, efficienti e affidabili, lungo tutta la catena del valore relativa alle emergenze sanitarie, comprese le materie prime per la produzione di vaccini, e per la fabbricazione e l’accesso a medicinali, strumenti diagnostici, apparecchiature mediche, prodotti non farmaceutici e materie prime per affrontare le emergenze di salute pubblica’. Per quanto riguarda la discussione sulla possibile sospensione (‘waiver’) dei brevetti sui vaccini (chiesta inizialmente da India e Sud Africa, e recentemente sostenuta, ancorché in termini molto generici, dall’Amministrazione Usa), nella Dichiarazione c’è l’impegno a lavorare entro il quadro dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), e in particolare degli accordi Trips sulla proprietà intellettuale e della Dichiarazione di Doha sull’attuazione di questi accordi in campo sanitario.

Questa è esattamente la posizione della Commissione e della maggioranza dei paesi Ue. Questa cornice, infatti, non prevede la sospensione della tutela giuridica dei brevetti, ma altri strumenti, volontari o obbligatori per le imprese, che forniscono la flessibilità necessaria a garantire che i farmaci siano prodotti nei luoghi e nelle quantità in cui occorrono per far fronte alle emergenze sanitarie. Questi strumenti sono le licenze volontarie, gli accordi volontari per il trasferimento delle tecnologie e del know-how, e, come ultima risorsa, anche le licenze obbligatorie (che impongono l’accesso al brevetto da parte di altri produttori, ma comunque dietro il pagamento di ‘royalties’ ai titolari). In più, la Commissione europea si è impegnata a presentare una proposta alla Wto prima di luglio proprio per chiarire come e quando si possono attivare queste ‘condizioni di flessibilità’ già previste dagli accordi Trips, e in particolare quando fare ricorso alle licenze obbligatorie. Il paragrafo 7 dei principi della Dichiarazione impegna i paesi firmatari a ‘facilitare la condivisione dei dati, il rafforzamento delle capacità, accordi di licenza e trasferimenti di tecnologia e know-how volontari secondo termini concordati di comune accordo’.

Nella prima parte della Dichiarazione, inoltre, i paesi sel G20, sottolineando l’importanza di aumentare la disponibilità e l’accesso equo agli strumenti per combattere la pandemia, affermano: ‘Le opzioni a breve termine includono: la condivisione dei prodotti esistenti, compresi i vaccini (…); la diversificazione della capacità produttiva; individuare e affrontare le strozzatore nella produzione; facilitare il commercio e la trasparenza lungo l’intera catena del valore; promuovere una maggiore efficienza nell’uso delle capacità e nella distribuzione globale mediante la cooperazione e l’espansione delle capacità esistenti, anche lavorando in modo coerente nell’ambito dell’accordo Trips e della Dichiarazione di Doha del 2001’; e infine ‘promuovere l’uso di strumenti come gli accordi per la licenza volontaria riguardo alla proprietà intellettuale, il trasferimento volontario di tecnologia e know-how e la messa in comune di brevetti a condizioni concordate’. ‘La licenza volontaria – ha sottolineato von der Leyen – è la migliore soluzione per garantire il trasferimento delle tecnologie che vanno insieme alla proprietà intellettuale: il fatto che il G20 abbia riconosciuto la proprietà intellettuale come strumento per rilanciare la produttività dei vaccini è un passo avanti importante’.

‘Nella Dichiarazione di Roma il G20 si impegna a lavorare su questa questione nel contesto della dichiarazione di Doha: vi sono accordi già esistenti che prevedono il sistema di licenza obbligatorio, uno strumento perfettamente legittimo in una situazione straordinaria, come la pandemia’, ha ricordato la presidente della Commissione. ‘Ma i paesi in via di sviluppo – ha continuato – ci dicono che per loro è difficile attivare questi strumenti di flessibilità, per cui crediamo che sia necessario agire per dargli la sicurezza di poterli usare’. ‘Per questo – ha annunciato von der Leyen – presenteremo una proposta alla Wto, già discussa dai ministri del Commercio dell’Ue, che ha tre componenti: la facilitazione del commercio, con le restrizioni alle esportazioni ben disciplinate; il sostegno all’espansione della capacità di produzione; e infine, riguardo alla proprietà intellettuale, la chiarificazione e semplificazione delle norme sull’utilizzo delle licenze obbligatorie, se è necessario, in tempi di crisi come le pandemie. È importante che il G20 abbia concordato di lavorare in questo quadro’; e noi ‘porteremo la proposta dell’Ue a inizio giugno al tavolo Wto, dove gli ambasciatori la discuteranno e la porteranno avanti’.

L’impegno a sviluppare un sistema di scambio di dati e informazioni in caso di potenziali emergenze sanitarie dovute ad epidemie è citato nei principi della Dichiarazione al paragrafo 11. I membri del G20 affermano che investiranno ‘nell’ulteriore sviluppo, potenziamento e miglioramento dei sistemi interoperabili per le informazioni di allerta rapida, sorveglianza e attivazione’, e ‘in nuovi sforzi per rafforzare la sorveglianza e analizzare i dati su potenziali focolai epidemici, anche attraverso la condivisione internazionale e intersettoriale, rapida e trasparente, di dati e informazioni’. Infine, il Global Health Summit ha fornito alla Commissione l’occasione per porre in evidenza due sue iniziative in corso nel quadro dello sforzo di ‘solidarietà vaccinale’ verso i paesi in via di sviluppo: ‘Abbiamo un impegno preso pubblicamente da parte dei produttori di vaccini BioNTech-Pfizer, Johnson & Johnson e Moderna di fornire 1,3 miliardi di dosi a prezzo di costo, senza profitti, ai paesi a basso reddito e a basso costo ai paesi a medio reddito. Entro la fine di quest’anno, BioNTech-Pfizer fornirà 1 miliardo di dosi a queste condizioni, Johnson & Johnson 200 milioni, e Moderna 100 milioni. In più, 100 milioni di dosi saranno donate dall’Ue attraverso l’iniziativa di ‘Team Europe”, ha riferito von der Leyen.

Quanto allo sforzo dell’Ue, già in corso, per installare o incrementare la capacità di produzione dei vaccini in Africa, in tre ‘hub’ regionali che saranno situati in Senegal, Sud Africa e Africa centrale, la presidente della Commissione ha sottolineato che, ‘le donazioni, la condivisione dei vaccini e le esportazioni’ rappresentano una ‘prima fase’ nella strategia contro la pandemia: poi, ha avvertito, ci sarà anche bisogno di ‘espandere le capacità di fabbricazione dei vaccini nelle regioni del mondo che non le hanno’. In particolare, ha rilevato von der Leyen ‘bisogna far arrivare la tecnologia del Rna messaggero in Africa; e abbiamo i partner industriali per farlo’. ‘Sarà investito circa un miliardo da parte degli Stati membri dell’Ue, delle istituzioni finanziarie e dei paesi partner africani, per costruire infrastrutture, ma anche garantire che le case farmaceutiche, i partner industriali condividano le licenze, le competenze, contribuiscano a costruire queste capacità. Formare le persone e far sì che queste a loro volta ne formino altre. E garantire una filiera di fornitura’, ha concluso la presidente della Commissione.

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