La massiccia ripresa dei bombardamenti russi nel Nord siriano a sostegno del regime di Damasco deciso a riconquistare Aleppo considerata “decisiva” per le sorti del conflitto, avrebbe determinato la svolta di Erdogan. “Trovatosi di fronte ad un alleato (Usa) titubante al massimo ed un nemico (Russia) che non esita ad attaccarlo se dovesse ripetersi l’abbattimento di un altro aereo russo” Erdogan, che doveva fare i conti anche con la costante ascesa delle forze curde siriane e con un’ondata senza precedenti di attentati kamikaze in patria, “ha deciso di abbassare la cresta e chiedere scusa” a Mosca per l’abbattimento, da parte della sua aeronautica militare, dell’aereo russo avvenuto lo scorso novembre. Una svolta quella di Erdogan seguita subito da una dichiarazione di apertura del nuovo primo ministro turco Binali Yildirim, il quale aveva parlato di un inevitabile “ripresa di normali relazioni” con la Siria.
Un cambio di rotta che avrebbe trovato conferma anche con i fatti secondo il giornale che fa notare come la nuova grande offensiva del regime di Damasco che ad Aleppo è riuscito a stringere il cerchio intorno alle zone controllate dai ribelli islamisti legati ad Ankara, sia avvenuta “senza alcuna reazione di Ankara” che nel recente passato considerava la perdita del capoluogo “una linea rossa”. Insomma oggi “la Russia è molto più vicina ad Erdogan dagli Usa”, che continuano a scommettere sui nemici giurati della Turchia, le forze curde-siriane elevati ad alleati nella lotta contro l’Isis. Ecco cosa potrebbe essere, secondo Assafir, lo scenario dopo un eventuale rottura tra Washington ed Ankara: un’intesa tra Erdogan e l’asse Mosca-Damasco. Una convergenza di interessi su due punti cardine: la prima in funzione anti-curda che vedrebbe l’impegno di Assad e dei suoi alleati di non permettere mai la creazione di una zona autonoma nel Nord della Siria. La seconda in funzione anti-Isis: con la chiusura della base aerea Incirlik dalla quale decollano gli aerei Usa, Mosca avrebbe vita facile a “vincere la gara” tra Usa e Russia per la liberazione della capitale del califfato Raqqa.