Politica

Dopo golpisti, l’economia il grande problema di Erdogan. Preoccupati gli investitori

Piu’ della questione curda, o della caccia ai presunti golpisti di pochi mesi fa, e’ l’economia che ora preoccupa il governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Per la prima volta dopo sette anni gli indici hanno fatte registrare un sostanziale arretramento, con stime che riportate sull’anno vedrebbero le dimensioni dell’economia nazionale contrarsi dell’1,8 percento. Gli investitori si sentono meno sicuri e le cause sono l’instabilita’ politica, i contraccolpi del confronto con gli oppositori interni del governo e l’indebolimento della lira. Quella che per molto tempo e’ stata la piu’ vivace economia emergente del pianeta si scopre all’improvviso debole in molti punti fondamentali, ad iniziare dalla propria divisa nazionale che e’ calata di quasi due punti nei confronti del dollaro dal giorno della pubblicazione dei dati. L’economia diviene quindi il principale rompicapo per un presidente il quale affida la nuova stagione politica, ed il suo rafforzamento personale, ad una riforma della Costituzione pensata per aumentare i suoi poteri.

Il fatto e’ che il tentato putsch di luglio ha spaventato i consumatori, facendone scendere sensibilmente l’indice di fiducia soprattutto in seguito alle purghe nella pubblica amministrazione seguite alla repressione degli autori del golpe. Si calcola che circa 100.000 persone abbiano perso il lavoro: il cuore del ceto medio nazionale. Non giova certo poi il sequestro di circa 600 imprese, con un fatturato complessivo di circa 10 miliardi di euro, accusate di essere legate a vario titolo alla presunta rete di Fetullah Gulem, l’uomo indicato da Erdogan come la grande mente del colpo di stato. Anche il turismo, tradizionale fonte di ricchezza e valuta straniera, segna il passo a causa degli attentati che hanno come teatro le principali citta’ turche, ultimo in ordine di tempo quello che sabato scorso ha causato la morte di 44 persone a Istanbul. La questione curda esige il suo conto anche in termini economici. In particolare pare che Erdogan sia irritato dalla perdita di valore della lira, un fatto spiegato denunciando l’esistenza di speculazioni internazionali. Le autorita’ turche rispondono ai dati addossando la resposnabilita’ della contrazione alla congiuntura internazionale, alla frenata dei mercati emergenti e alle difficolta’ dell’agricoltura, colpita da una stagione particolarmente secca. Ma forse non basta a far luce su una diminuzione dell’8 percento su base annua della produzione agricola, dell’8,4 dei servizi e del 3,2 della spesa da parte del consumatore.

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