E’ stato Dmitry Muratov, direttore del giornale indipendente Novaya Gazeta e anche lui premio Nobel per la Pace, ad aprire il corteo che ha accompagnato Mikhail Sergevic Gorbaciov alla sua ultima dimora: accanto a sua moglie Raissa Gorbaciova nel cimitero Novodevichy. Si è concluso così l’ultimo saluto all’ultimo leader dell’Unione sovietica, l’uomo della “glasnost” e della “perestrojka”, colui che aprì le chiuse del mondo comunista di fatto avviando la fine della guerra fredda. Migliaia di persone sono sfilate oggi davanti al feretro aperto dell’ex leader del Pcus, morto all’età di 91 anni, esposto nella camera ardente allestita presso la Casa dei Sindacati. Paradossalmente nello stesso luogo in cui venne esposta la salma di Stalin nel 1953.
Molte cose sono cambiate dalla caduta dell’Urss, dai drammatici momenti in cui dové lasciare il potere a Boris Eltsin, la cui amministrazione patì i peggiori effetti della transizione vero un’economia di mercato e fece da camera gestatoria per una nuova Russia, quella di Vladimir Putin. Eltsin ricevette un funerale di Stato alla sua morte nel 2007, una cerimonia alla quale parteciparono sia Putin che Gorbaciov. Ma l’attuale inquilino del Cremlino, che pure si è recato a rendere omaggio alla salma nei giorni scorsi, non ha decretato i funerali di stato per Gorbaciov, il quale è diventato l’unico leader sovietico con Leonid Krusciov a subire questo sgarbo.
D’altronde la figura di Gorbaciov, a cui fu assegnato il premio Nobel per la Pace nel 1990, è sempre stata considerata controversa in Russia e lo stesso Putin in passato ha definito l’implosione dell’Urss come la più grande catastrofe subita dalla Russia. Quando nel 1996 tentò di tornare sulla scena politica, Gorbaciov non arrivò neanche all’1 per cento dei voti nelle presidenziali russe. Ai funerali Putin non si è presentato e ha fatto sapere attraverso il suo portavoce di avere in agenda altri impegni. Putin, si è limitato a inviare un biglietto di condoglianze alla famiglia, ricordando come Gorbaciov sia stato “un politico e uno statista che ha avuto una influenza importante sulla storia del mondo”. In realtà, alla luce della situazione internazionale particolarmente tesa, anche dall’Occidente non si sono presentati leader. Tranne uno: il controverso primo ministro ungherese Viktor Orban, considerato vicino allo stesso Putin ma anche leader riformista della gioventù magiara quando Gorbaciov consentì l’apertura della cortina di ferro. La parabola umana di Gorby – come veniva affettuosamente chiamato in Occidente – si è conclusa oggi al suono della banda militare, con la sua bara calata nella tomba del cimitero, là dove l’attendeva Raissa dal 1999.