Governo sotto al Senato, avviso di Verdini a Renzi. E Ap si spacca

Governo sotto al Senato, avviso di Verdini a Renzi. E Ap si spacca
23 giugno 2016

alfano daliaL’incidente in aula del Senato su un provvedimento apparentemente non cruciale sotto il profilo politico, come il ddl terrorismo e la ratifica di cinque accordi internazionali in tema di lotta al terrorismo, con il governo battuto su un emendamento a firma Caliendo di Forza Italia, segna l’inizio ufficiale del dopo-amministrative all’interno della maggioranza e nei suoi dintorni. E il via libera alla campagna in vista del referendum di ottobre sulle riforme. Altro dato politico della bocciatura dell’esecutivo al Senato, inoltre, è stata la spaccatura nel voto di Ap e il fatto che su 16 senatori presenti di Area popolare (dei 31 componenti il gruppo) ben 9 abbiano votato insieme all’opposizione. Poi, certo, ci sono le precisazioni. C’è il merito dell’emendamento, su cui oggettivamente c’era da discutere. Ma tutto questo non cancella il fatto che l’eco della protesta si è sentito forte e chiaro. In sè l’incidente non è stato nulla di grave, ma molto di indicativo.

Ancora di più pensando che capita proprio alla vigilia di una delicatissima riunione della direzione del Pd, che in qualche modo dovrà tenerne conto. L’emendamento in questione è stato approvato con 102 voti a favore, 92 contrari, 4 astenuti. L’emiciclo di Palazzo Madama ha fatto da teatro ad una rappresentazione molto efficace dei diversi interessi in campo e dello stato dell’arte. Partiamo da casa Pd. E’ stato grande il disappunto, da parte dei vertici del gruppo, verificare subito dopo il voto che, forse complice la giornata di giovedì o il provvedimento evidentemente non di grande ‘appeal’, dei 113 senatori democratici solo 80 erano presenti, e tra gli assenti non tutti erano giustificati. Di più, secondo fonti parlamentari, almeno 7 o 8 senatori Pd al momento del voto sull’emendamento Caliendo 4.10, capito l’aria che stava tirando, avrebbero colto l’occasione al volo e si sarebbero allontanati dall’aula, contribuendo ulteriormente ad abbassare i margini di sicurezza. Anche da parte loro un messaggio, a quanto si è capito non organizzato, ma giunto al momento giusto per lanciare un monito ai ‘piani alti’.

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C’è poi la compagine dei verdiniani, che pur limata nei numeri (ora sono 18) dopo il rientro nel gruppo Misto dei senatori Bondi e Repetti, ha voluto dimostrare nei fatti che comunque Ala conta, eccome. E per sincerarsi che tutti avessero capito per bene, il senatore Ciro Falanga ha anche preso la parola in aula per dichiarare: “Tutti i colleghi hanno notato che i voti favorevoli del mio gruppo a questo emendamento hanno determinato il risultato. Questo va detto”. Aggiungendo subito dopo un diplomaticissimo: “Tengo a precisare che non si diano interpretazioni politiche a questo voto”. Senz’altro il merito avrà avuto il suo peso nell’indurre i senatori a condividere una inizitiva dell’opposizione, ma se questo aiuta anche a ricordare all’esecutivo che quando si devono serrare le fila ogni alleato è prezioso e va riconosciuto, è ancora meglio.

Tornando in casa Ap, qui il malumore si taglia con il coltello. Non ne fanno certo mistero buona parte dei componenti del gruppo, che non a caso la settimana prossima si riunirà per la prima volta dopo il voto delle amministrative per fare il punto della situazione e probabilmente anche per contarsi. Nel frattempo alcune voci non hanno fatto mistero del proprio pensiero: pensiamo a quella del senatore Giuseppe Esposito, che non ha fatto sconti al vertice del partito e al segretario definito “Porta-sfiga” Angelino Alfano nell’addebito della sconfitta elettorale e della dissoluzione tanto di Ncd quanto di Ap. Ma anche a quella del presidente del gruppo al Senato, Schifani, che non ha mancato di aderire al progetto di costituzione di un nuovo contenitore moderato del centrodestra sul modello di Milano, e che non nasconde la sua posizione critica alla partecipazione al governo. Sarebbe anzi favorevole ad una uscita dall’esecutivo fin da subito, prima del referendum di ottobre. Oggi Schifani non ha votato l’emendamento Caliendo.

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