Politica

Governo approva Def e stato emergenza migranti, nomine non chiuse

Approvazione del Def, dichiarazione dello stato di emergenza sui migranti, varo del ddl contro chi vandalizza monumenti ed opere d’arte ma anche un confronto sullo spray contro le aggressioni degli orsi. È stato un Consiglio dei ministri ad ampio raggio quello di oggi a Palazzo Chigi, con il provvedimento principale (il Def) che non è stato assoluto protagonista, come avviene di solito. Questo complice anche la mancanza di una conferenza stampa, motivata dal fatto che il ministro Giancarlo Giorgetti, dopo il via libera in Cdm, è dovuto subito volare a Washington per il Forum di primavera del Fondo monetario internazionale.

Nel Def il Pil è rivisto in rialzo all’1% nel 2023, con una trend discendente della pressione fiscale e un “tesoretto” da 3 miliardi da utilizzare per la riduzione del cuneo fiscale. “Il Governo – commenta la premier Giorgia Meloni – ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa”.

Abbastanza a sorpresa e “fuori sacco” rispetto all’ordine del giorno ufficiale è arrivata la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la gestione delle migrazioni. Il provvedimento avrà validità per sei mesi e una dotazione di 5 milioni di euro, proveniente dal Fondo per le emergenze nazionali. L’obiettivo, secondo fonti di governo, è quello di “realizzare procedure e azioni più veloci” per offrire “soluzioni di accoglienza” ma allo stesso tempo “aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (CPR), potenziando le attività di identificazione ed espulsione”. Tutto questo restando nel quadro del “lavoro per arrivare a una comune strategia europea”, a cui magari lo stato di emergenza potrà dare un’argomentazione aggiuntiva.

Via libera anche a un disegno di legge del ministro Gennaro Sangiuliano che introduce delle maxi multe, da un minimo di 10 mila fino a 60 mila euro, per chi imbratta o vandalizza monumenti od opere d’arte. Un provvedimento che arriva sulla scia dei recenti ‘raid’ con la pittura a Palazzo Vecchio a Firenze o alla Barcaccia a Roma ma che è stato subito contestato dalle opposizioni, che parlano di un nuovo “decreto rave” e di “propaganda”. “Siamo al grottesco – attacca il Pd -. La maggioranza, di fronte all’incapacità di gestire i dossier più importanti, dal Pnrr alle migrazioni, è costretta ogni giorno a inventarsi qualcosa per coprire i propri fallimenti”. In Consiglio dei ministri c’è stato anche un passaggio sull’accelerazione, voluta dal ministro Matteo Salvini, per l’introduzione dello spray contro le aggressioni degli orsi, dopo la morte del runner Andrea Papi in Trentino.

Al termine della giornata, però, resta ancora aperta la questione delle nomine delle società partecipate, in primo luogo Poste, Leonardo, Eni, Enel e Terna. Oggi era stata prospettata, da più organi di stampa, come la giornata decisiva ma così, al momento, non è stato. Secondo quanto riferito da fonti dell’esecutivo, il tema non è stato toccato nel corso del Consiglio dei ministri mentre è stato discusso in colloqui a margine, senza però arrivare a una soluzione definitiva. In particolare, spiegano le fonti, restano ancora distanze tra la linea della premier Giorgia Meloni e di Fdi e quella di Matteo Salvini. “Si continua a lavorare”, assicurano le fonti. Ma il tempo stringe.

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