Il governo Conte incassa 329 sì alla fiducia sul Milleproroghe
La maggioranza perde pezzi, 21 voti in meno rispetto allo scorso 6 giugno
Il governo Conte incassa 329 si’ alla fiducia sul decreto Milleproroghe (220 i voti contrari), la prima posta su un provvedimento da quando l’esecutivo si e’ insediato. E ‘perde’ qualche pezzo: sono 21 i voti in meno per la maggioranza giallo-verde, rispetto alla fiducia ottenuta dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte lo scorso 6 giugno, quando il premier si presento’ per la prima volta in Aula a Montecitorio, in occasione della nascita del suo esecutivo.[irp]
Allora, infatti, il governo ottenne 350 voti favorevoli. Se invece si considerano solo i voti dei due gruppi parlamentari, la maggioranza sulla carta puo’ contare su 346 voti (222 deputati del M5s e 124 della Lega), quindi nel voto di fiducia di oggi alla maggioranza sono venuti a mancare 17 voti. Ma bisogna tener conto anche delle assenze giustificate. Per il voto finale bisognera’ con ogni probabilita’ attendere la giornata di domani. L’Aula della Camera, infatti, ha approvato la richiesta di seduta fiume con 210 voti di differenza. Si va quindi avanti ininterrottamente fino al voto finale sul Milleproroghe. Sono infatti 162 gli ordini del giorno in esame, e oltre 100 gli iscritti a parlare solo per la presentazione dei vari testi presentati. Seguiranno le dichiarazioni di voto e i voti sui singoli odg.[irp]
Solo al termine si potra’ procedere con le dichiarazioni di voto finali e il voto sul provvedimento, che e’ atteso al Senato per la terza ed ultima lettura, dove approdera’ in Aula mercoledi’ prossimo. E anche a palazzo Madama i dem si preparano a fare ostruzionismo: appare quindi scontato che anche per l’ultima lettura il governo ricorra alla fiducia, alla luce dei tempi strettissimi (il decreto e’ in scadenza). L’iter del provvedimento e’ stato alquanto travagliato e segnato da divisioni interne alla maggioranza, poi ripianate. A far discutere, e sollevare le dure proteste delle opposizioni, alcune misure, prima fra tutte il taglio dei fondi alle periferie, ma anche il prolungamento dell’autocertificazione per i vaccini fino a marzo 2019. Anche la stessa richiesta di fiducia da parte del governo e’ stata terreno di scontro con le opposizioni, che l’hanno definita “illegittima” in quanto autorizzata dal Cdm un giorno prima della firma del Capo dello Stato e della pubblicazione in Gazzetta del decreto.