La lista dei nomi è sempre più ricca. Dovrebbero ricoprire le caselle del governo dei “migliori” per riportare fuori dall’acqua un Paese, l’Italia, precipitato negli ultimi anni negli abissi della povertà, offuscando sempre più quel ruolo di potenza internazionale che l’ha contraddistinto. E così, continua a impazzare il toto-ministri con i cosiddetti tecnici in pole position rispetto ai politici. D’altronde, il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è stato più che chiaro: “… conto di formare un governo di alto profilo, non politico”. Di certo la casella più importante da riempire è quella del ministero dell’Economia che, automaticamente, potrebbe essere occupata dallo stesso premier incaricato, Mario Draghi. Anche perché, dal dicastero di via XX Settembre, dipenderà la spesa degli oltre 200 miliardi del Next Generation Eu. Tuttavia, gira con più insistenza il nome di Fabio Panetta, membro del board della Bce.
Ma l’operazione non è semplice, considerando che così l’Italia rischierebbe di perdere un rappresentante a Francoforte. Altro nome per l’Economia, è quello di Carlo Cottarelli (Sviluppo economico, alternativa). Non mancano certo i papabili candidati politici. Tra tutti l’uscente Roberto Gualtieri, ma ricordiamo anche che è deputato Pd e Paolo Gentiloni che, tuttavia, due anni fa ha lasciato lo scranno italiano per occupare quello di commissario a Bruxelles. Per la Giustizia, c’è chi dà già per scontata la nomina di Marta Cartabia (Interni come alternativa), l’ex presidente della Corte costituzionale. In alternativa si fanno i nomi di Raffaele Cantone, Paola Severino e Sabino Cassese. Per la casella di via Arenula, ovviamente non c’è traccia di un papabile politico. Difficile, invece, la conferma di Luciana Lamorgese all’Interno: in un governo che cerca voti da tutti, sarebbe uno sgarbo a Matteo Salvini, entrato spesso in polemica con la sua erede al Viminale. Da qui potrebbe scattare l’alternativa per la Cartabia. Per il ministero della Salute, si starebbero spalancando le porte a Ilaria Capua, la virologa, volto mediatico in questo periodo di pandemia. Mentre rimane ancora gettonata la riconferma di Roberto Speranza qualora la via da percorrere è quella politica.
Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat e oggi numero uno dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, è il candidato principale al ministero del Lavoro. Ma circola anche l’ipotesi di affidargli il ministero dell’Ambiente, lasciando al Lavoro l’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri. Un’altra casella prestigiosa è quella della Farnesina: agli Affari esteri è attesa la promozione di Elisabetta Belloni, avendo occupato il ruolo di segretario generale allo stesso ministero. La concorrenza da battere è quella di Enzo Moavero Milanesi. Più plausibile, però, un approdo agli Affari europei per la Bellomi, incarico già ricoperto da Moavero Milanesi nei governi Monti e Letta. Per la Pubblica amministrazione serpeggia il nome di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Per la poltrona dello Sviluppo economico, molto quotato, è Vittorio Colao, autore del piano di rilancio economico ignorato dal governo Conte 2. Colao avrebbe anche chance per le Infrastrutture e ai Trasporti. Il prossimo ministro dell’Istruzione potrebbe essere Patrizio Bianchi, docente dell’Università di Ferrara. E, infine, l’ex collaboratore di Draghi alla Bce, Eugenio Sgriccia, potrebbe divenire sottosegretario alla presidenza del Consiglio.