Il governo interviene di nuovo sul tema dei crediti fiscali che derivano dai bonus edilizi per cercare di arginare “una lievitazione dei crediti senza controllo” ed “evitare ulteriori danni al debito pubblico e cittadini” derivanti da “una mancata pianificazione di un governo precedente a quello Draghi”. Il vicepremier Antonio Tajani ha presentato così il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri che, tra l’altro, ferma la cessione dei crediti e gli sconti in fattura sui bonus fiscali e parallelamente stoppa le regioni e i comuni che stavano acquistando crediti per sbloccare lo stock incagliato nei bilanci delle imprese. Col rischio che Eurostat considerasse questi acquisti come nuovo deficit. L’intervento, ha spiegato il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso della conferenza stampa seguita al Cdm “è una misura di impatto ma necessaria per bloccare gli effetti di una politica scellerata utilizzata anche in campagna elettorale”. Con un ammontare dei crediti arrivato a circa 110 miliardi.
Una politica “che ha prodotto un beneficio per alcuni cittadini ma ha posto in carico a ciascuno italiano un onere di 2000 euro a testa” ha sottolineato Giorgetti precisando che comunque “interveniamo sulla cessione dei crediti di imposta non sul Superbonus che resta nella forma di detrazione nei cinque anni”. Il decreto chiarisce anche la responsabilità solidale dei cessionari “per eliminare le incertezze i dubbi e le riserve che hanno fatto sì che tanti intermediari evitassero di scontare i crediti”. Quindi ora per Giorgetti è “fondamentale” che le banche riprendano ad acquistare i crediti. “Lo voglio dire a tutto il sistema: a questo punto vengono meno gli alibi” ha detto auspicando con le banche “un impegno ad agire di concerto per risolvere questo bubbone che si è formato per una normativa definita con leggerezza”. Sul piede di guerra le associazioni delle imprese. Per Confartigianato il blocco “coinvolge le tante imprese che, sulla base delle norme sinora vigenti, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva, di primi accordi con i committenti, di poter continuare ad operare garantendo lo sconto in fattura.
Con buona pace degli obiettivi green che la misura avrebbe aiutato a raggiungere”.
CNA ha denunciato gli “8 miliardi di liquidità bloccati da mesi che mettono a rischio la sopravvivenza di 40mila imprese della filiera delle costruzioni” e ha chiesto di non fermare gli acquisti degli enti territoriali “utili per alleviare il fardello dei crediti bloccati”. Dello stesso tenore la denuncia della presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio: “Non posso credere che il Governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza prima aver individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo. E` da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico sociale di una decisione del genere”. Il governo ha comunque già assicurato che ascolterà le categorie. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha annunciato che l’esecutivo “intende aprire da subito un confronto con le associazioni” e che già “nel tardo pomeriggio di lunedì saranno convocate a Palazzo Chigi per ricevere contributi propositivi su interventi che avevano ragione di necessità ed estrema urgenza”. Giorgetti ha aggiunto che con le categorie saranno valutare “tutte le forme possibili per sgonfiare questo fenomeno, frutto di una politica poco avveduta e poco consapevole degli effetti finanziari, costruita per creare consenso politico”.
Il decreto sui crediti, ha sottolineato, è stato adottato “con grande responsabilità e avendo in testa di fare il possibile per le imprese edili che vivono difficoltà finanziarie”.