I primi colloqui della Meloni per il governo. Nodo Salvini e ipotesi vicepremier

Incontro a via della Scrofa con Tajani che chiede “pari dignità”. La premier in pectore ha parlato con Draghi

melonitajani

Un altro giorno di silenzio. Questa volta, però, niente decompressione o relax in famiglia. Le ultime parole in pubblico di Giorgia Meloni sono ancora quelle pronunciate poco dopo la vittoria elettorale. Ma la seconda giornata da premier in pectore la leader di Fdi la trascorre tra il gruppo alla Camera e la sede del partito a via della Scrofa. La prima preoccupazione, raccontano, è il rischio di un autunno caldo da gestire. Per questo l’agenda economica è in cima: di questo – e della manovra da fare sostanzialmente insieme – Meloni ha parlato con Mario Draghi nella telefonata che il presidente del Consiglio le ha fatto dopo la vittoria elettorale. Ma è anche per questa ragione che la leader di Fratelli d’Italia ha già cominciato a mettere la testa sulla squadra di governo. L’intenzione è quella di fare “presto ma anche bene” perché sa che quello sarà il primo test ufficiale di affidabilità anche agli occhi dei colleghi stranieri.

Per centrare l’obiettivo, tuttavia, non basta collocare figure di spicco, tipo Fabio Panetta, al ministero dell’Economia. Bisogna anche gestire le richieste degli alleati. Lo stato maggiore di Fdi ha cercato di mandare segnali tranquillizzanti, spiegando che non sarà usato il bilancino. Ma Meloni non vuole nemmeno farsi bloccare da richieste che non ritiene compatibili con il profilo che vuole dare al suo esecutivo. Il primo adempimento, comunque, sarà quello delle nuove presidenze delle Camere. E’ stato proprio questo uno dei punti toccati nell’incontro avuto nella sede di Fratelli d’Italia con Antonio Tajani. Meloni avrebbe ipotizzato di affidare una delle due all’opposizione, tradizione della Prima Repubblica poco praticata nella seconda. Tuttavia Forza Italia sarebbe contraria. Alla futura premier il coordinatore azzurro avrebbe chiesto che nella composizione della squadra di governo al partito di Silvio Berlusconi venga data “pari dignità” rispetto alla Lega viste le percentuali di consenso molto simile ottenute. In quanti ministeri si traduca la richiesta, lo spiega lo stesso Antonio Tajani a ‘Un giorno da pecora’: “Due o tre? “Io spero anche quattro magari…”.

Ma la vera spina per Giorgia Meloni è Matteo Salvini. La necessità di uscire dall’angolo dopo il tonfo elettorale, ragionano in Fratelli d’Italia, può spingere il leader leghista ad alzare la posta. E l’esito del consiglio federale di via Bellerio lo conferma, visto che si conclude con la richiesta di un “ruolo da protagonista” nel nuovo governo per il segretario. Giorgia Meloni, invece, preferirebbe un collocazione non in primissima fila, di certo non ha in mente per lui la poltrona di ministro dell’Interno, al massimo l’Agricoltura. Ma il pressing di Salvini diventa ogni giorno più insistente, anche per questo nell’incontro con il coordinatore azzurro sarebbe stata buttata lì l’ipotesi di fare due vice premier, ovvero lo stesso Tajani e Salvini.