Governo punta ad assegno minimo 600 euro per giovani. Ma non è all’odg

Governo punta ad assegno minimo 600 euro per giovani. Ma non è all’odg
30 agosto 2017

Il governo punta ad ampliare la platea di coloro che con il sistema contributivo, in cui ricadono completamente le generazioni piu’ giovani, potranno andare in pensione con 63 anni e 7 mesi garantendo loro un assegno minimo di 600-620 euro. E’ la proposta presentata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al tavolo con i sindacati che si e’ svolto oggi al ministero sulla cosiddetta fase due della previdenza. L’ipotesi e’ di abbassare il coefficiente per il calcolo contributivo da 1,5 volte l’assegno sociale a 1,2 volte. Tuttavia, lo stesso ministro afferma che il tema delle pensioni dei giovani con carriere discontinue e’ “aperto” ma “non e’ urgente”. Linea condivisa anche dal consigliere economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi, al termine dell’incontro con i sindacati sulla fase due della previdenza. “Non e’ un problema urgente – ha spiegato Leonardi – va discusso e affrontato ma non e’ un punto urgente all’ordine del giorno perche’ riguarda giovani che andranno in pensione tra 20 anni”. Dal canto suo, Poletti ha ribadito: “Il tema e’ all’ordine del giorno, e’ in discussione e continueremo a discuterlo ma il problema non si configura domani mattina”. “Siamo parzialmente soddisfatti come impostazione”, ha detto il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, al termine dell’incontro con il governo sulla cosiddetta fase due della previdenza.

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Sul tema delle pensioni dei giovani con carriere discontinue, ha spiegato Barbagallo, “registriamo lo sforzo da parte del ministero di introdurre la possibilita’ di un nuovo meccanismo che porti il coefficiente da 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale a 1,2 volte. Spero si lavori anche sul coefficiente di 2,8 volte” l’importo dell’assegno sociale. “Bisogna arrivare necessariamente entro settembre ad avere un quadro chiaro di tutte quelle che possono essere le necessita’ economiche”, ha aggiunto. “Sono arrivate alcune ipotesi di soluzione da parte del Governo per migliorare l’accesso alla pensione dei giovani che avranno pensioni interamente calcolate col metodo contributivo ed alcune aperture per il rilancio della adesioni alla previdenza complementare e per la parificazione della tassazione delle prestazioni dei lavoratori pubblici al livello di quella dei privati – ha detto il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli -. Sono ipotesi positive ma ancora non sufficienti per tenere insieme, secondo lo spirito dell’intesa del 28 settembre 2016, il necessario ripristino delle condizioni di flessibilita’ nell’accesso al pensionamento con il tema dell’adeguatezza dei trattamenti pensionistici”. “Ci e’ stato prospettato dal Governo – ha spiegato – un intervento volto ad aumentare le possibilita’ di pensionamento dei lavoratori piu’ giovani con pensioni esclusivamente contributive riducendo la soglia del trattamento pensionistico minimo maturato (da 1,5 a 1,2 volte l’assegno sociale) necessario per l’accesso alla pensione con 66 anni e 7 mesi e proponendo anche un meccanismo di garanzia che consenta la percezione di un trattamento minimo ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota del l’assegno sociale”.

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Per Petriccioli “e’ pero’ necessario rimuovere anche il vincolo che lega la possibilita’ di pensionamento nel contributivo a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia di importo minimo della pensione pari a 2,8 volte il valore del l’assegno sociale ed eliminare l’aggancio dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, perche’ nel sistema contributivo i lavoratori vengono doppiamente penalizzati dato che l’aspettativa di vita incide sia sull’aumento dei requisiti pensionistici, sia sul calcolo della pensione attraverso la riduzione periodica dei coefficienti di trasformazione. Lo sviluppo della previdenza complementare – conclude – resta fondamentale sia per conseguire pensioni piu’ adeguate, sia un’opportunita’ per chi vuole utilizzare Rita ai fini dell’anticipo pensionistico, sia infine una potenzialita’ per far crescere gli investimenti nell’economia reale che va colta”. Altra aria, invece, si respira spira in casa Cgil. “Vorremmo sottolineare la molta ampia reticenza del governo, usando un eufemismo, a dire che il tema dell’aspettativa di vita sia all’ordine del giorno ha detto Susanna Camusso – . Abbiamo ribadito – ha proseguito il leader della Cgil – che per noi e’ un punto di giudizio fondamentale. Diciamo no al doppio automatismo per l’aspettativa di vita presente nel nostro sistema pensionistico”.

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