Otto le aree di applicazione identificate come di interesse per lo sviluppo dell’economia europea, e per cui è stato tracciato un piano di immissione nel mercato, dallo studio in laboratorio alla realizzazione del prototipo: produzione, elettronica analogica e digitale, elettronica flessibile, fotonica ed optoelettronica, sensori, conversione e immagazzinamento di energia, materiali compositi e dispositivi biomedici.
Nei prossimi 3 e 5 anni i primi prototipi industriali saranno nel campo dei materiali compositi, biosensori, optoelettronica ed energia, quali celle solari, batterie e supercondensatori. I dispositivi per applicazioni mediche e nell’elettronica per l’immagazzinamento di dati richiederanno invece una decina d’anni per il loro sviluppo. Grazie alla roadmap, il futuro del grafene ha uno scenario di prodotti abbastanza chiaro: dispositivi elettronici completamente flessibili, dagli schermi alle batterie, le quali aumenteranno in efficienza, diminuendo in impatto ambientale; le sviluppo di memorie RAM ad alta prestazione e capacità; nuovi materiali compositi con migliori proprietà termiche e meccaniche, quali flessibilità, robustezza e leggerezza. I nuovi materiali potranno, inoltre, essere utilizzati per protesi biomediche a basso rigetto: dall’impianto osseo a quello cerebrale. “Le prospettive in Italia sono promettenti. Il piano, infatti – commenta Francesco Bonaccorso ricercatore dei Graphene Labs dell’IIT che ha avuto un ruolo primario nella stesura del lavoro -, ha coinvolto 19 autori e 10 istituzioni e industrie nel nostro Paese. Il prossimo passo sarà il coinvolgimento attivo di tutto il tessuto produttivo nazionale”. I Graphene Labs dell’IIT sono coordinati da Vittorio Pellegrini, responsabile per la Flagship del programma “energia”, e insieme al Cnr rappresentano l’Italia nel consorzio europeo.