Gran Bretagna, exit poll shock: May vince ma i Conservatori senza maggioranza

Gran Bretagna, exit poll shock: May vince ma i Conservatori senza maggioranza
La premier britannica Theresa May
9 giugno 2017

Exit poll shock alle elezioni britanniche: i Conservatori di Theresa May resterebbero il primo partito ma senza maggioranza in Parlamento. In base agli exit poll delle tre tv britanniche, Bbc, Sky e Itv, May uscirebbe sconfitta dalle elezioni anticipate che aveva convocato il 18 aprile per ottenere una maggioranza piu’ ampia e trattare da una posizione di maggiore forza la Brexit, l’uscita di Londra dall’Ue. I Conservatori avrebbero ottenuto solo 314 seggi, ben 26 in meno rispetto a quelli conquistati da David Cameron a maggio del 2015. Ma, soprattutto, 22 seggi in meno per raggiungere quota 326 su 650 deputati, la soglia della maggioranza assoluta ai Comuni. Parlamento che come si dice in gergo e’ sarebbe “appeso” (“Hung”) ossia senza alcun partito che ha la maggioranza per cui si dovra’ tornare, come nel quinquennio 2010-2015, ad un governo di coalizione con una difficilissima alchimia. Grande balzo, ma insufficiente per conquistare il governo da soli, dei Laburisti di Jeremy Corbyn che dai 232 deputati del 2015, secondo gli exit poll, avrebbero raggiunto quota 266. Bene i Lib-Dem di Tim Farron che dagli 8 deputati di 2 anni fa passano a 14. Batosta per gli scozzesi dello Scottish National Party del ‘first minister’ Nicola Sturgeon che da 56 seggi – tutti ‘rubati’ ai labusisti nel 2015 – crollano a 34, dopo l’exploit delle precedenti elezioni in cui avevano aggiunto ai soli 6 deputati del 2010 altri 50 membri dei Comuni.

Scomparsi gli eurofobici dell’Ukip di Paul Nuttal, la cui ragion d’essere dopo la vittoria al referendum della Brexit. Restano altri 22 seggi spartiti tra le formazioni Nordirlandesi e gallesi. Intanto, i primi due seggi dei Comuni su 650 assegnati, vedono entrambi la vitoria dei laburisti di Jeremy Corbyn: si tratta di Newcastle, il primo ad essere dichiarato, e poi quello di Houghton and Sunderland South. Entrambi erano gia’ in mani al Labour. Secondo la Bbc pero’, la partita e’ ancora tutta da giocare: ben 76 seggi infatti, sarebbero ‘too close to call’, ovvero con uno scarto tra candidati talmente irrisorio che potrebbero essere assegnati a chiunque. I Laburisti chiedono gia’ alla May un passo indietro: la posizione del primo ministro, se gli exit poll fossero confermati, sarebbe ‘insostenibile’, dice alla Bbc John McDonnell, Cancelliere dello Scacchiere nel governo ombra dei laburisti. Secondo cui May aveva “promesso per sette volte in diverse occasioni, che non avrebbe chiesto le elezioni anticipate, poi invece lo ha fatto, pensando di assicurarsi un mandato che aveva gia’. Ha chiesto un voto piu’ a vantaggio del suo partito che a vantaggio del paese. E gli elettori lo hanno respinto”. Ma il regolamento di conti inizia anche in casa Tories: l’ex cancelliere dello Scacchiere e fedelissimo di David Cameron, George Osborne, defenestrato dall’attuale premier e direttore al momento del London Evening Standard dice chiaramente che “May si dovrebbe dimettere” se gli exit poll si riveleranno giusti.

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“Se avra’ fatto peggio di due anni fa (Cameron conquisto’ 330 seggi su 650) e non sara’ in grado di formare in governo allora dubito che sopravvivera’ nel lungo periodo come leader del partito Conservatore”. Stando ai numeri emersi dagli exit poll, in effetti, la possibilita’ che May riesca a formare un governo e’ ridotta al lumicino. L’unico partito con cui potrebbe dialogare, i Lib Dem hanno gia’ ribadito quanto detto in campagna elettorale. Nessun accordo con i Tories che hanno portato il paese fuori dall’Europa. Ne’ con nessun altro. Il Liberaldemocratici unico partito apertamente e fieramnete contrario alla Brexit fanno sapere di avere ricevuto “un sacco di telefonate. Ma solo per essere chiari, diciamo no a qualsiasi coalizione. Nessun accordo”, ha riferito su twitter l’ufficio stampa di Farron. I lib-dem, che nel 2010 – guidati da Nick Clegg – aiutarono Cameron (fermo a quota 302 deputati) a formare il suo primo governo aggiungendo i loro 57 deputati, sono la formazione piu’ filo-eruopeista del Regno Unito e non potrebbero fare accordi con i conservatori del premier uscente Theresa May, ormai paladina dell’uscita di Londra dall’Ue, ma anche con i laburisti di Jeremy Corbyn, che sulla Brexit ha tenuto un atteggiamento prudente ma alla fine e’ stato a favore del ‘leave’. Ed e’ proprio il negoziato su Brexit, questione cruciale che ha portato la Gran Bretagna al voto, che adesso si complica. L’avvio del tavolo con Bruxelles e’ teoricamente fissato per lunedi’ prossimo, 19 giugno. Ma con un Parlamento senza maggioranza e un paese senza governo, la strada sarebbe tutta in salita.

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