Romano Prodi chiude ogni ipotesi di suo ritorno diretto in politica, “sono un pensionato felice”, e i renziani tirano un sospiro di sollievo. Ma resta sempre il timore che il Professore possa “spostare la sua tenda” più lontana dal Pd, benedire ancora più esplicitamente l’operazione di Giuliano Pisapia e provocare così un ulteriore smottamento dai Dem verso sinistra. E allora dai vertici del Pd fanno sapere che l’interlocuzione con Prodi non è mai venuta meno. Che i canali tra Renzi e Prodi non si siano interrotti lo confermano anche dall’entourage del Professore. Dal Nazareno osservano che “Prodi ha due orecchie, non una sola”, facendo intendere che qualche abboccamento più esplicito possa avvenire “prima del primo luglio”. Ovvero il giorno in cui Pisapia battezzerà a Roma il suo Campo Progressista. Iniziativa che per ora vede una chiusura netta dalla sinistra di Nicola Fratoianni e di Tomaso Montanari – attestati su una linea di rottura col Pd – e un rapporto difficile con Matteo Renzi. “Purtroppo”, ha aggiunto l’ex sindaco di Milano l’altra sera da Giovanni Floris: “Noi stiamo facendo un progetto che ora è purtroppo alternativo al Pd perché la maggioranza del Pd purtroppo non ci ha dato una risposta alla nostra proposta di costruire insieme un nuovo centrosinistra”, ha detto ieri Pisapia.
Ma dallo staff di Prodi fanno capire che si coltiva ancora la speranza di un approccio più “coalizionale” da parte di Renzi. Ovvio che “se Renzi va verso l’alleanza con Berlusconi, Prodi ha già detto che sposterà la sua tenda”, ricordano dal suo staff. Ma se “l’Ulivo non torna. E io non faccio il candidato premier del centrosinistra”, come dice il Prof. L’ex premier precisa anche di “non essere l’unico” in grado di federare il centrosinistra. Come a dire che la ricerca di una figura che possa riunire continua. Visto che lo stesso Pisapia non pensava certo che Prodi potesse essere il candidato. E parlamentari vicini a Pisapia sperano ancora che da qui al primo luglio possa arrivare qualche segnale più netto da parte di Prodi. Ecco allora che Pierluigi Bersani può dire “certo che parliamo col Pd e il Pd si sceglie il suo segretario”. Ma “mi sembra molto complicato che Renzi possa essere il testimonial di una correzione drastica delle politiche di governo seguite fin qui”. Insomma, se da Fratoianni e Montanari (e da Massimo D’Alema) arriva una netta pregiudiziale anti-Pd, Pisapia spera che almeno da Bersani possa arrivare un appoggio quando magari con Renzi e col Pd si dovrà, per forza, dialogare.