Grecia, capitali in fuga. Terremoto in Borsa e tassi alle stelle
Mercoledì nero dopo la vittoria di Tsipras alle elezioni, il mercato teme maxi-perdite.
Borsa di Atene è scossa dal terremoto-Syriza e in un solo giorno, un vero mercoledì nero, lascia sul terreno il 9,24%. La pioggia di vendite ha colpito soprattutto le banche elleniche, i cui titoli hanno accusato flessioni superiori al 20%. Il mercato teme che le banche elleniche, in caso di mancato accordo tra Atene e la Troika, non abbiano più accesso al finanziamento della Bce a partire dall’inizio di marzo. Mentre rimane aperto il problema della fuga dei depositi bancari verso i paesi più solidi dell’Eurozona. In caso di uscita dall’euro, i risparmiatori ellenici temono infatti di ritrovarsi con un pugno di dracme. Non è andata meglio sul mercato dei titoli di stato ellenici, qui già le condizioni di liquidità del mercato sono molto precarie a causa del basso rating, ma la situazione si è decisamente aggravata dopo il risultato delle elezioni politiche generali che ha portato alla nascita del governo guidato da Alexis Tispras.
Così i tassi di interesse hanno spiccato il volo. Il nuovo premier ellenico vuole un taglio al debito del suo paese, l’accordo va trovato con i creditori, in particolare con l’Eurogruppo e l’Unione europea nel suo complesso, oltre Bce e Fmi. Tsipras oggi si è limitato a dire di volere una “soluzione attuabile, equa e reciprocamente utile”. Decisamente più loquace il ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, prima ha chiesto ai partner europei di “dare una chance”. Poi con linguaggio da colomba ha escluso “una prova di forza” con i creditori. Infine, con tono da falco, ha lanciato un avvertimento ai naviganti, se i negoziati dovessero andare male, “non accetteremo più il trattato dell’Unione europea”. Per ora, nessuno degli interlocutori di Atene si è commosso, il vicepresidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen, ha spiegato che i partner europei si attendono che la Grecia “faccia quanto promesso”, in poche parole le riforme strutturali, tra cui le privatizzazioni peraltro già rimesse nel cassetto dal nuovo esecutivo ellenico. Stessa musica da Eurogruppo e Bce, disposti a discutere ma nessun taglio al valore di rimborso del debito greco.
Sui destini del debito pubblico greco il mercato ha già cominciato a scontare le perdite sui titoli di Stato ellenici in caso di una nuova ristrutturazione dell’esposizione di Atene. Oggi i rendimenti dei titoli triennali di Stato greci sono saliti fino al 16,94%, ben sette punti in più rispetto a venerdi scorso, alla vigilia delle elezioni politiche. I rendimenti dei titoli quinquennali sono saliti oltre il 13%, 4 punti in più in tre giorni. Meno forti le tensioni sui titoli decennali i cui tassi sono saliti al 10,6%. A fine giornata, la curva dei rendimenti sui titoli di stato delle Grecia risulta sempre più invertita e ripida: con i tassi a tre anni (16,7%) più bassi di quelli a dieci anni (10%). Non è un buon segno. Da un punto di vista macroeconomico, spesso una curva invertita dei tassi di interesse anticipa l’arrivo di una nuova recessione. Da un punto di vista finanziario anticipa invece una crisi di solvibilità del debitore, i mercati sentono odore di ristrutturazione, di perdite e di mancati rimborsi.