Green Deal, maggioranza Italia divisa. Ambientalisti tengono ancora banco

Il Parlamento europeo ha dato il via libera a due direttive: “case green” ed emissioni da industria e zootecnia

Green Deal, maggioranza Italia divisa. Ambientalisti tengono ancora banco

Brutta giornata, ieri a Strasburgo, per i partiti della maggioranza di governo italiano: su due voti cruciali del Green Deal al Parlamento europeo, sono usciti divisi o sconfitti. I partiti dell’opposizione, al contrario, sono rimasti uniti e compatti con i propri gruppi e hanno vinto in entrambe le votazioni, la prima sulla direttiva emissioni industriali (che comprende anche le grandi aziende zootecniche), e la seconda sull’efficienza energetica nell’edilizia (“case green”).

Più in generale, sono i gruppi del centro (Liberali di Renew) e del centro-destra (Ppe con Fi e Conservatori con Fdi) che si sono fortemente divisi nei due voti, mentre ne è uscita chiaramente sconfitta l’estrema destra del gruppo Identità e Democrazia, in cui siedono gli eurodeputati della Lega. La direttiva emissioni industriali, che era stata già fortemente emendata per escludere dal suo campo di applicazione gli allevamenti bovini (in base al dubbio argomento secondo cui l’inquinamento di suoli, aria e falde acquifere da parte di queste aziende zootecniche non può essere trattato allo stesso modo dell’inquinamento di origine industriale), ha sostanzialmente dimezzato le soglie relative alle dimensioni degli allevamenti suini e di pollame.

Queste aziende dovranno rispettare nuovi limiti obbligatori più stringenti per le emissioni, con nuove soglie di applicazione (350 “unità di bestiame vivo” per i suini, 300 per le galline ovaiole, 280 per il pollame in genere, e 380 per allevamenti che comprendono sia suini che pollame) che sono sostanzialmente più alte di quelle prospettate dalla Commissione europea nella sua proposta originaria (150 “unità di bestiame vivo”, che equivalgono a 150 unità per i bovini, con soglie proporzionalmente più alte per gli animali più piccoli), ma più basse di quelle che voleva il Parlamento europeo (750 “unità di bestiame vivo”). 

L’accordo raggiunto nel “trilogo” con il Consiglio Ue sulla direttiva emissioni industriali è stato approvato dalla plenaria con 393 voti favorevoli, 173 contrari e 49 astensioni. I partiti di governo italiano si sono spaccati in due fronti: favorevoli gli eurodeputati di Fi nel Ppe, contrari quelli di Fdi (del gruppo conservatore Ecr) e della Lega (con tutto il gruppo di estrema destra Id). Tutti gli altri eurodeputati italiani hanno votato a favore (con l’eccezione di Fabio Massimo Castaldo, ed M5s passato ad Azione, contrario).

Più in generale, il Ppe si è diviso in due fronti: 83 favorevoli e 66 contrari (più quattro astenuti). Il gruppo liberal democratico Renew si è espresso in grande maggioranza a favore (42 eurodeputati, compresi gli italiani Danti e Zullo), ma con 13 contrari (incluso l’italiano Castaldo). I Conservatori dell’Ecr si sono spaccati in due (29 a favore, 28 contrari, tra cui gli eurodeputati di Fdi, con in più cinque astenuti). Estremamente compatti per la direttiva i Verdi (tutti a favore), il gruppo S&D (nessun contrario, 6 astenuti), la delegazione del M5s (tutti a favore) e la Sinistra (28 favorevoli, quattro contrari, un astenuto). 

L’altra direttiva, quella sulle “case green”, prevede che tutti gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero a partire dal 2030, e quelli pubblici due anni prima, a partire dal 2028. Per gli edifici residenziali esistenti, dovrà esserci una riduzione dell’energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Dovrà essere inoltre ristrutturato entro il 2030 il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni in ogni Stati membro, e il 26% entro il 2033.

In questo caso, hanno votato contro la direttiva tutti gli eurodeputati della maggioranza di governo italiana: oltre alla Lega (con tutto il gruppo Id) e agli europarlamentari di di Fdi (con tutto il gruppo dei Conservatori Ecr), anche quasi tutti quelli di Fi (con l’eccezione di Alessandra Mussolini, favorevole). Più in generale, il Ppe si è spaccato in tre (72 favorevoli, tra cui un altro italiano, l’altoatesino Herbert Dorfman, del Svp, 54 contrari e 25 astenuti), mentre nel gruppo liberale Renew hanno votato a favore 67 eurodeputati (tra cui i due di Italia Viva, Sandro Gozi e Nicola Danti, più l’indipendente Marco Zullo, ex M5s), con 19 contrari e un solo astenuto. 

Massicciamente a favore della direttiva, oltre ai Verdi e al M5s, anche i gruppi dei Socialisti e Democratici (solo due contrari e un astenuto) e della Sinistra (26 favorevoli, due contrari, quattro astenuti). Al Parlamento europeo, insomma, sebbene negli ultimi tempi l’onda montante della destra la stia erodendo, esiste ancora una maggioranza pro-Green Deal, che comprende, oltre a Socialisti, Verdi, Sinistra e M5s, anche una parte importante dei Liberali di Renew e una minoranza cospicua del Ppe. Che questa maggioranza si mantenga chiaramente o no è una delle scommesse più importanti per le prossime elezioni europee di giugno.