Green economy, avanti tutta

Green economy, avanti tutta
Le aziende rinnovabili
3 ottobre 2017

Il più è fatto. L’Italia avrà un ambiente più sano, da Nord a Sud: parola del governo. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e i due ministri impegnati a rispettare gli accordi sui cambiamenti climatici – Carlo Calenda dello Sviluppo Economico e Gianluca Galletti dell’Ambiente – sono i più soddisfatti. La loro idea di uno sviluppo energetico pulito per i prossimi 30-40 anni è passata anche in Consiglio dei Ministri. Una strategia per uno sviluppo sostenibile che mette in moto interessi colossali nell’economia green, nel rilancio delle fonti energetiche pulite e vuole tutelare il Belpaese da inquinamenti di vario tipo. Sono soddisfatti perché il 2017 diventa l’anno della svolta in un settore delicato per la nostra economia. Da un altro punto di vista può essere una scommessa. Ma lo scatto c’è stato e bisogna guardare alla riduzione delle importazioni di fonti fossili, ad una fase di transizione con energie tradizionali e rinnovabili insieme, ad una maggiore presa di coscienza collettiva. La nostra industria spende mediamente il 30-35 % in più rispetto agli altri Paesi europei per produrre merci e servizi. L’impostazione di Gentiloni è stata certamente innovativa. Una consultazione durata circa quattro mesi per arrivare ad un documento complesso,  condiviso con aziende, organizzazioni  industriali, sindacati, associazioni. C’era bisogno di una svolta. Se non ci fossero stati gli accordi internazionali lo scatto , forse, nemmeno ci sarebbe stato. Non possiamo andare ancora  avanti con centrali a carbone e siti altamente inquinanti.

La decarbonizzazione è al primo posto della nuova strategia. E finalmente si è preso coscienza che quelle centrali che hanno accompagnato la nostra crescita non possono avere vita lunga. Nel medio periodo l’Italia – se la soddisfazione del governo sarà realistica – potrà essere d’esempio anche all’Europa. La sintesi tra nuovi approcci energetici e tutela ambientale ha nel nostro Paese una base invidiabile per conformazione geografica, paesaggio, storia , tradizioni.  Alla conferenza Onu sul clima di Parigi di due anni fa, l’Italia pose la firma su impegni importanti di riduzione delle emissioni di Co2. Non poteva più tirarsi indietro, anche se  d’ora in avanti occorre  vigilare e magari appianare qualche residuale dissidio con il mondo ambientalista. Nelle dichiarazioni soddisfatte dei ministri c’è spazio anche per l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco sulla tutela dell’ambiente. Il contesto mondiale delle azioni dannose dell’uomo  fa i conti con i nuovi scenari ecocompatibili. I grandi numeri italiani sono tre milioni di posti di lavoro e circa 400 mila aziende già in cammino verso il futuro. Meritano di essere considerati.

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