Grillini abbandonano la piazza. La kermesse di Imola sfiora il flop

Grillini abbandonano la piazza. La kermesse di Imola sfiora il flop
17 ottobre 2015

grillo casaleggio

di Giuseppe Novelli

Una partenza in tono minore per “Italia 5 stelle”, con Beppe Grillo che alle 15 salta il previsto (ufficiosamente) breve saluto dal palco e va a riposare in albergo. I 200mila delle previsioni più rosee sussurrate dagli organizzatori sono una chimera lontana, più realistico parlare di poche decine di migliaia (20mila ufficiosamente secondo fonti delle forze dell’ordine) ma in vista del discorso serale di Grillo il popolo M5s continua ad affluire alla spicciolata nell’autodromo di Imola. La manifestazione cresce poco a poco, secondo lo stile ormai consolidato del movimento: l’agorà dove gli eletti arringano attivisti e simpatizzanti, gli stand dove ci si incontra e si scattano selfie con i parlamentari più noti, il palco dove si alternano i discorsi politici e gli artisti che si esibiscono a titolo gratuito. A parte la Boccadutri card, per protestare contro la legge che sblocca i finanziamenti ai partiti e che porta il nome del deputato Pd, e uno striscione al confine con l’idolatria (“L’ottavo giorno Beppe creò il Movimento”), ‘Italia 5 stelle’ quest’anno non offre lo spettacolo di una forza di combattimento. Obiettivo della manifestazione è lanciare il nuovo volto del M5s, quello di governo: “Certamente siamo pronti a governare”, dice Gianroberto Casaleggio (foto, home) lo stratega della comunicazione di Grillo e del movimento, ma al momento “non ci sono nomi”. I candidati per la squadra di governo “saranno scelti dagli iscritti” e, soprattutto, “non è certo” che il candidato alla presidenza del Consiglio sia Luigi Di Maio, il popolare e affidabile vicepresidente della Camera. Grillo conferma, “Casaleggio ha ragione”, osserva, “abbiamo delle regole”.

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Solo un uragano politico, ormai, potrebbe strappare Di Maio dalla posizione di punta nella futura squadra da presentare agli elettori. Lui non si sottrae alle domande ricorrenti sul suo conto ma tiene fede alla linea ufficiale: la scelta sarà fatta dagli attivisti. “Il dibattito sui nomi – dice – non è il dibattito di questi giorni. Qui si parla di temi, di come cambiare il Paese”. Prudente anche Alessandro Di Battista, che ripete per l’ennesima volta che non correrà per la poltrona di sindaco a Roma: “Non mi candido nemmeno se me lo chiede Grillo”, giura. Il leader, dal canto suo, si dice sicuro delle virtù taumaturgiche del M5s a beneficio delle finanze pubbliche: “Se entriamo noi a governare, se metti persone perbene dove c’erano i ladri siamo già una (legge, ndr) finanziaria come entriamo…”. Grillo ostenta indifferenza rispetto ai sondaggi: “Non li guardiamo, lasciano il tempo che trovano, non ne azzeccano una”, osserva. “Comunque – ammette – stiamo andando bene: mi sembra che la gente, non noi del movimento ma i cittadini che erano un po restii, ora inizi a capire che siamo una forza di giovani che fanno bene”. Finora, ad alimentare i consensi virtuali per il M5s espressi dai sondaggi sono state soprattutto le inchieste che hanno colpito i partiti tradizionali e i dissensi raccolti da alcune riforme varate dal governo Renzi.

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Ma per fare il passo avanti che serve per vincere, serve un’idea forza, una promessa elettorale che rappresenti simbolicamente il cambiamento che i 5 stelle vogliono rappresentare. Si era parlato di una squadra di governo già pronta, ma da settimane questa ipotesi viene smentita. Spetterà a Grillo, stavolta, un compito diverso dal solito: non galvanizzare i suoi ma parlare agli altri, ai cittadini diffidenti che non hanno mai votato M5s o che lo hanno abbandonato dopo una sola tornata elettorale, respinti dalle parole grosse, dai toni forti, dall’accento ossessivo sulla “diversità” rispetto a tutte le altre forze politiche, dai conflitti interni che hanno disperso un pezzo rilevante del gruppo parlamentare. Proprio l’ombra dei conflitti interni potrebbe oscurare la battaglia sui contenuti, sui programmi, sulle idee sulla quale puntano gli strateghi 5 stelle. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma da tempo in attrito con Casaleggio, anche quest’anno è escluso dall’elenco degli oratori del palco centrale. “Sto qui dove c’è più gente”, commenta, ma poi ai giornalisti promette: “Parlo domani, farò delle riflessioni”. Riflessioni qui ad Imola molto attese, o temute, a seconda dei punti di vista.

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