Grillo e il M5S: un’epopea in bilico tra identità e declino
Il comico: “Io padre padrone? Conte ha una leggera psicosi, proietta sugli altri” VIDEO
L’ultimo video di Beppe Grillo, registrato in modo teatrale mentre guida un carro funebre, non è solo una provocazione stilistica ma anche un atto d’accusa feroce contro la direzione intrapresa dal Movimento Cinque Stelle sotto la guida di Giuseppe Conte. Grillo, fondatore e “garante” del M5S, espone senza filtri la sua amarezza per ciò che definisce il “disfacimento” di un movimento che, a suo dire, aveva un’identità straordinaria, oggi trasformata in un “partitino progressista” dai contorni sfocati.
L’identità tradita
Grillo dipinge un quadro fosco del Movimento, accusando Conte di essersi trincerato dietro la tattica del silenzio e dell’invisibilità, paragonandolo al “Mago di Oz”. Secondo il comico genovese, questa strategia non solo ha indebolito il M5S, ma ne ha compromesso la stessa essenza: da un movimento di rottura, caratterizzato da coraggio e partecipazione, a una formazione politica indistinguibile dai tradizionali partiti italiani.
“Giochini sulle alleanze” e manovre interne non condivise con la base vengono contrapposti ai valori originari del Movimento, che Grillo lega al coraggio, all’intelligenza e alla passione delle sue origini. L’accusa centrale è quella di aver tradito un’identità collettiva costruita su principi chiari, come il limite dei due mandati e la lotta alla vecchia politica, trasformandosi in qualcosa di irriconoscibile.
La guerra delle narrazioni
Dall’altra parte, Giuseppe Conte non resta in silenzio. Nel suo intervento sui social, ribatte alle accuse con toni meno teatrali, ma ugualmente decisi. Definisce Grillo “disinformato” e rivendica il lavoro fatto su molte delle proposte menzionate dallo stesso fondatore, ora depositate in Parlamento. La narrazione di Conte dipinge un M5S solido, impegnato in battaglie sociali ed economiche come il salario minimo e il no al finanziamento pubblico ai partiti. Una comunità, secondo il leader, ancora forte e coesa, capace di resistere a pressioni esterne e interne.
Simbolismo e retorica: il carro funebre come messaggio
Il video di Grillo, con il carro funebre a fare da metafora, è una rappresentazione estrema e drammatica della morte del Movimento, almeno come lui lo aveva immaginato. La provocazione non è solo stilistica: il messaggio è chiaro. Per Grillo, il M5S è già morto, ma non irrimediabilmente; il suo destino potrebbe essere quello di trasformarsi in “humus” per qualcosa di nuovo. Tuttavia, questa visione sembra poco conciliabile con l’attuale gestione del Movimento.
Conte, invece, offre un quadro diametralmente opposto: un M5S ancora vivo, che cerca di rinnovarsi e voltare pagina. Il suo messaggio, però, rischia di apparire difensivo, forse poco incisivo di fronte alla potenza comunicativa di Grillo.
Una frattura insanabile?
La spaccatura tra Grillo e Conte appare ormai difficilmente sanabile. Da un lato, un fondatore che si sente esautorato e disconosciuto; dall’altro, un leader che cerca di riaffermare la sua autorità e la legittimità del progetto politico in corso. La tensione tra i due mette in evidenza un problema più profondo: il M5S può davvero sopravvivere senza il suo spirito originario, quello che ne aveva fatto un fenomeno unico nel panorama politico italiano?
L’amarezza di Grillo per il declino dell’identità del M5S si scontra con l’ottimismo pragmatico di Conte. Il futuro del Movimento dipenderà dalla capacità di trovare una sintesi tra queste due anime, o dalla capacità di rinnovarsi completamente. L’ultima parola, tuttavia, spetterà agli elettori e ai militanti. Le prossime votazioni interne potrebbero essere l’ennesimo banco di prova per una realtà politica che, da fenomeno rivoluzionario, rischia di scivolare nell’irrilevanza.