di Maurizio Balistreri
Deciso a non permettere più che qualcuno, come Tutino, possa aver rifiutato il prestigioso incarico di al Campidoglio perché attaccato proprio dai 5 Stelle, la forza politica che sostiene il sindaco e la maggioranza in Consiglio comunale, alle prese con continue beghe e veleni interni. Gli applausi di Palermo, lo scorso week-end, sembrano già lontani. E ieri, in Transatlantico, si rincorrevano diverse interpretazioni del tweet grillino. “A chi è rivolto?”, “con chi se la prende stavolta?”. Diversi i possibili co-destinatari, anche se, nello specifico del caso Tutino, i sempre bene informati punterebbero i riflettori sulle recenti interviste di Roberto Fico e Carla Ruocco, nei passaggi dedicati al giudice della Corte dei Conti. Il primo affermava: “Deve scegliere Virginia, ma su quella persona noi abbiamo fatto delle interrogazioni parlamentari, atti motivati e scritti che è bene che un sindaco 5 stelle valuti prima di decidere”. La seconda sottolineava: “Sugli assessori come su altro, noi avevamo proposto tutti assieme un’idea del governo della città, condivisa. Ma il sindaco è Raggi, decida lei e poi, qualunque cosa succeda, si assuma le sue responsabilità”. Insomma, sarebbe un esempio di “fuoco amico” che l’M5s non può più permettersi e che il suo capo, di certo, non ha più alcuna intenzione di accettare. Quindi, bocche cucite. E non è un caso che un esponente di punta come Alessandro Di Battista, durante una pausa dei lavori d’aula, in Transatlantico stoppi sul nascere ogni tipo di domanda. A Roma anche Tutino ha detto no alla Raggi… “Parlo solo di referendum”. E il richiamo di Grillo al silenzio? “Solo referendum…”.