Dopo mesi di scontri, forse è l’ultimo tentativo di mediazione: domani, secondo fonti del Movimento 5 stelle, il fondatore e garante nazionale Beppe Grillo vedrà Davide Casaleggio, erede del “cofondatore” Gianroberto e presidente dell’Associazione Rousseau, che gestisce la partecipazione democratica interna, le votazioni degli iscritti e parte della comunicazione a 5 stelle. I due dovrebbero incontrarsi di persona ma non ci sono dettagli e non pare probabile che venga scelta volontariamente una linea di trasparenza dalle parti interessate.
Le tensioni vanno avanti da molto tempo, almeno dalla caduta del Conte 1. Non è un segreto che Casaleggio fosse fra i meno convinti del patto con il Partito democratico né che la progressiva marginalizzazione dell’ex deputato Alessandro Di Battista (in parte decisa da lui stesso) dal processo decisionale interno sia stata osteggiata anche in modo “creativo” dal braccio “milanese” del Movimento. Ad esempio, spingendo per l’introduzione di strumenti per la misura della popolarità dei singoli sulla piattaforma Rousseau, o chiedendo la pubblicazione dei risultati delle votazioni per gli Stati generali, nelle quali la figura del popolare “Dibba”, secondo fonti interne, si sarebbe affermata brillantemente. C’è dunque una questione politica in gioco fra Movimento e Associazione: molti interventi dell’ultimo periodo sono stati vissuti dal vertice politico (il leader ombra Luigi Di Maio, il capo politico reggente Vito Crimi) come vere e proprie interferenze. Esemplare lo scontro sul “conclave degli iscritti”, annunciato da Rousseau e negato dal M5S dopo l’approvazione delle modifiche allo Statuto che avrebbero dovuto portare al superamento della figura del “capo” e all’introduzione del Direttivo collegiale a 5.
Ma c’è anche, nel contenzioso fra Roma (il vertice politico-parlamentare) e Milano (che ha le chiavi della banca dati decisiva per la vita del M5S), una banale questione di soldi, secondo alcune fonti quasi mezzo milione di euro reclamato da Casaleggio. “E speriamo che Beppe non si faccia intenerire, che quando si parla di soldi viene fuori la sua anim a genovese”, scherza una fonte interna. Non tutti gli accordi sul finanziamento a Rousseau da parte dei gruppi parlamentari sono stati rispettati, sempre più eletti a 5 stelle protestano per il rapporto di dipendenza dalla casa madre. Negli Stati generali si è deciso di ridiscutere il rapporto fra Rousseau e Movimento, ma finora il confronto non ha fatto passi avanti. E ora c’è chi parla di rischio tribunali – e anche di denunce penali – qualora Casaleggio non fosse disponibile a riconsegnare al Movimento la banca dati degli iscritti.
Alla luce dell’appuntamento di domani, forse, va letto anche il criptico post di Grillo che oggi detta la neo-lingua da usare nella comunicazione dei 5 stelle. Dopo aver affidato a Giuseppe Conte la riprogettazione del Movimento, Grillo ha bisogno di garantire all’ex presidente del Consiglio la chiusura, per quanto possibile, di ogni pendenza politica e legale interna.
“Includere, non escludere; disapprovare, non ‘attaccare’; correggere, non punire; la porta è sempre aperta, mai chiusa; tutti sono in buona fede. O fare come se lo fossero; mano tesa, non pugno chiuso; benevolenza, non malevolenza”, è la ricetta con la quale il garante si presenta al protettore (finora) dei ribelli no Draghi. Se poi nella mano tesa portasse un assegno e qualche garanzia per il futuro di Rousseau, forse un’intesa sarebbe meno improbabile.