Le autorita’ statunitensi hanno trasferito in Italia uno yemenita, Fayiz Ahmad Yahia Suleiman, prigioniero nel campo di detenzione di Guantanmo. Si tratta della base Usa a Cuba dove dal gennaio del 2002 vennero imprigionati, su ordine dell’allora presidente George W. Bush, i cosiddetti “nemici combattenti” (definizione di comodo per non riconoscerli come prigionieri di guerra, protetti dalla Convenzione di Ginevra) dell’America, catturati in Afghanistan o nel resto del mondo. Lo ha reso noto il Pentagono che ha ringraziato l’Italia per il “gesto umanitario”. Al momento restano a Guantanamo 78 detenuti. Per Guantanamo sono passati circa 800 persone ed al picco della sua attivita’, nel 2003, la struttura ne ospitava 650. In una nota la Farnesina ha spiegato che “l’Italia, acconsentendo alla richiesta degli Stati Uniti, ha accettato l’istanza di Fayiz Ahmad Yahia Suleiman, cittadino yemenita detenuto nel campo della base di Guantanamo, di essere accolto in Italia per motivi umanitari. Lo yemenita nel 2008 era considerato dal Pentagono “altamente pericoloso per gli Usa ed i loro alleati” e “membro di al Qaeda combattente della 55esima brigata araba in Afghanistan sulle linee del fronte di Taloqan e delle montagne di Tora Bora”. La decisione del governo italiano e’ in linea con la dichiarazione congiunta UE-USA del 15 giugno 2009 a sostegno della chiusura del campo di detenzione e con la Dichiarazione della Commissione Europea dell’aprile 2013″. Fayiz Ahmad Yahia Suleiman, 41 anni, nato in Arabia Saudita, era detenuto da piu’ di 14 anni. Il suo trasferimento era stato autorizzato sin dal 2010. Dei 78 prigionieri ancora a Guantanamo, 28 sono, come Suleiman, considerati dalle autorita’ Usa “trasferibili” in un altro Paese ma che non puo’ essere quello d’origine dove rischierebbero di finire di nuovo in prigione o peggio.
Obama, che il 20 gennaio 2009, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, promise solennemente di chiudere Guantanamo, non riuscira’ a vedere realizzato questo obiettivo entro la fine del suo mandato, a gennaio 2017. Il Congresso, ora a maggioranza repubblicana ma anche quando i democratici avevano la maggioranza in Senato, ha sempre boicottato i progetti del presidente di trasferire negli Usa i detenuti. Peraltro la liberazione di alcuni dei prigioni passati da Guantanamo non si e’ rivelata una scelta oculata, come e’ spesso accaduto agli americani, ad esempio con il leader di Isis, Abu Bakr al Baghdadi rilasciato da Camp Bucca in Iraq nel 2004. Secondo le statistiche della stessa amministrazione Usa il 13% dei detenuti liberati dopo l’insediamento di Obama hanno ripreso le armi. Tra questi 14 hanno partecipato ad attacchi in cui sono morti americani, ha riferito l’inviato speciale di Obama per la chiusura di Guantanamo, Paul Lewis. – Come detto, Fayiz Ahmad Yahia Suleiman, era considerato dal Pentagono “altamente pericoloso per gli Usa ed i loro alleati” e “membro di al Qaeda combattente della 55esima brigata araba in Afghanistan sulle linee del fronte di Taloqan e delle montagne di Tora Bora”. E’ quanto si legge si legge nel rapporto – pubblicato dal New York Times – contrassegnato come “segreto e da non mostrare a cittadini stranieri” (“Secret/Noforn”) dal contrammiraglio Mark H. Buzby, che all’epoca continuava a “raccomandarne la detenzione”. Suleiman si legge nel rapporto “nato a Jedda (in Arabia Saudita) il primo settembre 1974…e’ stato formato nel campo di adddestramento di al Qaeda di Al-Faruq ed aveva ricevuto un addestramento avanzato nell’uso dei veleni nel campo di Tamak (entrambi in Afghanistan vicino Kandahar, nel sud del Paese, ndr)”.
Suleiman, si legge nel rapporto di 8 anni fa, “e’ stato un veterano della jihad bosniaca (era uno dei musulmani stranieri che combatterono tra il 1992 ed il 1995 al fianco dei bosniaci islamici durante la guerra nella ex Jugoslavia, ndr) ed era in stretti rapporti con l’ex comandante bosniaco e operativo di al Qaeda, Abu Zubayr al-Haili”. L’affermazione che fosse un membro della jihad bosniaca contrasta temporalmente con un passo successivo del testo in cui si afferma che “dal 1994 al 2001 ha lavorato d’estate in una fabbrica di plastica a Hudaydah (in Yemen) e vendeva mele in un negozio di alimentari. Nel 1998 completa il secondo anno di liceo alla madrassa (scuola religiosa) Subah sempre di Hudaydah che abbandono’ per non fare il servizio militare”. Suleiman sarebbe stato reclutato da al Qaeda “ad agosto del 2001 quando” dopo aver trascorso tre anni in Arabia Saudita torno’ in Yemen per ottenere “un passaporto con cui ando’ a Karachi (in Pakistan) per poi procedere alla volta di Quetta (centro talebano nel Paese) e da qui a Kabul”. Alla fine venne arrestato dalla polizia pakistana che “lo trasferi’ nella prigione di Kohat dove rimase per circa due settimane. Il 30 dicembre 2001 le autorita’ pakistane lo consegnarono agli Usa”. Dopo 2 anni le valutazioni sulla pericolosita’ di Suleiman debbono essere cambiate se sin dal 2010 venne classificato tra i prigionieri trasferibili e dopo altri 6 anni ha lasciato per l’Italia il campo di detenzione nella base della Us Navy nell’omonima enclave Usa a Cuba. Qui dal gennaio del 2002 vennero imprigionati, su ordine dell’allora presidente George W. Bush, i cosiddetti “nemici combattenti” (definizione di comodo per non riconoscerli come prigionieri di guerra, protetti dalla Convenzione di Ginevra) dell’America, catturati in Afghanistan o nel resto del mondo.
Washington ”e’ grata al governo italiano per il suo gesto umanitario” di aver accolto un detenuto da Guantanamo e ”per la volonta’ di sostenere gli attuali sforzi americani di chiudere la prigione”. Lo dichiara in una nota il Pentagono. Gli Usa, si legge, si sono coordinati con il governo italiano per garantire che questo trasferimento avvenga rispettando le misure di sicurezza e il trattamento umano.