Secondo Guccini “noi siamo stati fortunati di essere lì al momento giusto, con le condizioni giuste. Prima di me c’è stata la generazione, quella dei cosiddetti genovesi, Tenco, Paoli, Lauzi e poi Endrigo che facevano quasi esclusivamente canzoni d’amore, i primi a cambiare e passare a un genere diverso sono stati De Andrè poco prima di me, con l’ispirazione soprattutto francese, e io che sono arrivato alle spalle con qualcuna di nuovo. Auschwitz è stato davvero qualcosa di diverso come canzone, non nasce per caso ma perché avevo sentito altra gente passata quasi inosservata come i canta cronache, poi Dylan, e quindi questi argomenti, questi giri armonici diversi da un tempo”. La conclusione del cantautore è che “ora si fa fatica perché qualcosa è già stato detto e fatto è difficile trovare. Capossela è davvero qualcosa di nuovo, si è inventato uno stile, gli altri c’è sempre un sospetto che ricalchino qualcosa di già sperimentato.