Guccini, giovani cantautori tutti già sentiti, spicca Capossela

Nella musica italiana di oggi, tra i giovani cantautori, è difficile trovare qualcosa di nuovo: fa eccezione solo Vinicio Capossela. Parola di Francesco Guccini, che ha detto la sua opinione in merito alla presentazione della nuova raccolta di successi della sua carriera. “Mi arrivano molti cd, una volta c’erano le cassette, l’ultima ascoltata quasi per caso è Vinicio Capossela che funziona molto bene, è molto bravo anche se estroso, è anche molto colto – ha detto Guccini – gli altri sono molto spesso copie, arrivano tardi perché non è detto che una generazione di autori segua immediatamente dopo un’altra, nella storia della letteratura è noto, ci vuole qualcosa di veramente nuovo. Arrivano che il più è stato detto, scritto e fatto”.

Secondo Guccini “noi siamo stati fortunati di essere lì al momento giusto, con le condizioni giuste. Prima di me c’è stata la generazione, quella dei cosiddetti genovesi, Tenco, Paoli, Lauzi e poi Endrigo che facevano quasi esclusivamente canzoni d’amore, i primi a cambiare e passare a un genere diverso sono stati De Andrè poco prima di me, con l’ispirazione soprattutto francese, e io che sono arrivato alle spalle con qualcuna di nuovo. Auschwitz è stato davvero qualcosa di diverso come canzone, non nasce per caso ma perché avevo sentito altra gente passata quasi inosservata come i canta cronache, poi Dylan, e quindi questi argomenti, questi giri armonici diversi da un tempo”. La conclusione del cantautore è che “ora si fa fatica perché qualcosa è già stato detto e fatto è difficile trovare. Capossela è davvero qualcosa di nuovo, si è inventato uno stile, gli altri c’è sempre un sospetto che ricalchino qualcosa di già sperimentato.

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