di Enzo Marino
Secondo D’Alema poi “il saldo tra quelli che se ne vanno, che sono tantissimi, e quelli che vengono non è positivo sia per qualità che per quantità e questo ci porta due problemi: quale destino ha un partito senza popolo ma soprattutto quale è il destino di un popolo che è rimasto senza partito. Condivido chi dice che bisogna dare battaglia dentro il partito, ma si vince giocando all’interno e dall’esterno, Buona parte delle forze che sostengono la leadership di Renzi non è iscritta al Pd e lui le ha organizzate, le Leopolode si vanno diffondendo”. Pertanto, D’Alema propone di fare altrettanto: Trovare un modo creativo di organizzare, non gli iscritti alle correnti del Pd, per piacere no! Ma creare una grande associazione per il rinnovamento e la rinascita della sinistra”. Alla convetion, presenti, fra gli altri, Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Stefano Fassina, Pippo Civati, il renziano Ernesto Carbone e anche esponenti di Sel. l’ultimo affonto è sempre a firma D’Alema che a Renzi, dice senza in realtà nominarlo – gestisce il partito con arroganza. Parole che suonano come una scure e che che fanno divampare subito la polemica tra i dem. Mentre l’ex segretario Bersani le definisce “sacrosante: nel Pd c’è molta gente in sofferenza e disagio”, il presidente del partito Matteo Orfini, renziano, replica via twitter: “Toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità”.