Guerra in Ucraina, la Slovacchia si offre come luogo per i negoziati di pace. La “strana coppia” Fico e Putin

Robert Fico e Vladimir Putin2

Robert Fico e Vladimir Putin

In un sorprendente sviluppo diplomatico, la Slovacchia ha dichiarato la sua disponibilità ad ospitare i negoziati di pace per porre fine alla guerra in Ucraina, che si trascina ormai da quasi tre anni. Al centro di questa iniziativa c’è la “strana coppia” composta dal primo ministro slovacco Robert Fico e dal presidente russo Vladimir Putin, che ha recentemente suscitato scalpore con un incontro a Mosca.

Il ministro degli Esteri slovacco, Juraj Blanar, ha annunciato su Facebook: “Offriamo il territorio slovacco per questi negoziati”, sottolineando l’importanza di includere tutte le parti coinvolte, Russia inclusa, diversamente da quanto accaduto al vertice di giugno in Svizzera. Durante una conferenza stampa, Putin ha riconosciuto l’offerta di Fico, dichiarando: “Il primo ministro slovacco ha detto che se ci saranno negoziati, sarà felice di fornire la piattaforma del suo Paese”. Ha aggiunto che la Russia non è contraria a questa proposta, vedendo in essa un’opportunità per dialogare.

Blanar ha visto in queste parole un segno di apertura da parte del Cremlino, commentando: “Vediamo la dichiarazione del presidente russo come un segnale positivo per mettere fine a questa guerra”. Tuttavia, la relazione tra Fico e Putin è vista con sospetto da molti, specialmente a Kiev, dove l’incontro di Fico con Putin a Mosca il 22 dicembre ha provocato indignazione. Questa “strana coppia” ha portato avanti discussioni su un potenziale accordo di pace, ma le intenzioni di Putin rimangono ambigue. Il presidente russo ha chiarito che, nonostante l’apertura ai negoziati, “il compito numero uno per la Russia è raggiungere tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale nel 2025 e ottenere il successo sulla linea del fronte”.

Non ha escluso l’uso di armi più potenti se necessario, dichiarando: “Se si rivelerà necessario, e se constateremo che è richiesto l’uso di armi a medio raggio più potenti, ovviamente le useremo. Ma non abbiamo fretta”. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha ulteriormente complicato il quadro, affermando che i centri decisionali di Kiev potrebbero essere bersagliati, ma sottolineando che “Mosca non colpisce mai strutture civili”, giustificando così le azioni militari come risposta a minacce specifiche.

La proposta di Fico e la risposta di Putin delineano una dinamica complessa che mescola speranze di pace con le dure realtà della guerra, lasciando in sospeso se questa “strana coppia” riuscirà a portare un cambiamento duraturo o se sarà semplicemente un altro capitolo nella lunga saga della diplomazia internazionale.