Ha cinque anni. E il suo nome è Omran Daqneesh. Ma è l’unica cosa che non conta. Perché è solo l’ultima vittima di una guerra e di un’ecatombe che ogni giorno di più appare senza senso. Muta testimonianza di orrore e di sorpresa. Come si legge nello sguardo più attonito che offeso di questa bambola di stracci scaraventata nel furore di un mondo che non può comprendere, scampato – sino a quando…? – all’ennesima strage degli innocenti di un mondo che nel Terzo millennio trionfante si immerge, con assuefatta rassegnazione, nel sangue e nella merda che sono gli odori e i colori di ogni conflitto.
È l’ultimo telegramma recapitatoci dall’inferno di Aleppo, epicentro della guerra in Siria, mentre da noi infuriano polemiche al calor bianco su burkini sì o burkini no, squallido e stupefacente termometro della liquefazione delle coscienze e della capacità razionali di un Occidente sempre più smarrito. Un bambino di cinque anni, immobilizzato su un’ambulanza dopo essere stato estratto dalle macerie di un palazzo colpito da un bombardamento ad Aleppo. Abusato nel corpo e nella psiche, occhi vitrei, sporco di sangue e di polvere, di morte e di follia. È lo screenshot da un video realizzato da Aleppo Media Center, postato su Youtube e rilanciato su Twitter da un giornalista del Telegraph e in poche ore diventato virale. Sino alla prossima polemica su burkini sì o burkini no…