Guerre, migranti e sguardo femminile alla Via crucis del Papa
Le meditazioni il Papa le ha affidate alla biblista francese Anne-Marie Pellettier
I drammi dell’attualità, a partire dalle guerre, le violenze, la migrazione forzata di masse di persone sono i temi che si intrecciano alla “via dolorosa” di Gesù nelle meditazioni che il Papa ha affidato alla biblista francese Anne-Marie Pellettier per la tradizionale Via crucis di questa sera al Colosseo. Dopo aver assistito a San Pietro alla celebrazione della Passione del Signore, alle 17, il Pontefice, come ogni anno per il venerdì santo, giungerà al Colosseo per le 21.15, dove seguirà la celebrazione dall’alto del colle Palatino. Sin dalla mattina la zona è blindata per motivi di sicurezza. A conclusione della Via crucis il Papa con ogni probabilità prenderà la parola per una meditazione conclusiva. Nelle meditazioni che Jorge Mario Bergoglio le ha affidato, Anne-Marie Pellettier ha voluto evidenziare la presenza femminile e portare il dramma delle guerre, dei migranti, delle famiglie lacerate e dei bambini violentati. Ricorrente lo sguardo femminile e le citazioni di autrici quali Caterina da Siena, Anna Harendt e Etty Hillesum.
“Il pianto che Gesù affida alle figlie di Gerusalemme come un’opera di compassione, questo pianto delle donne non manca mai in questo mondo”, scrive la biblista, laica, nella meditazione della settima stazione del testo pubblicato nei giorni scorsi dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev). “Esso scende silenziosamente sulle guance delle donne. Più spesso ancora, probabilmente, in modo invisibile, nel loro cuore, come le lacrime di sangue di cui parla Caterina da Siena. Non che le lacrime spettino alle donne, come se la loro sorte fosse quella di piangere passive e impotenti, dentro una storia che gli uomini, da soli, sarebbero tenuti a scrivere. Infatti i loro pianti sono anche, e innanzitutto, tutti quelli che esse raccolgono, lontano da ogni sguardo e da ogni celebrazione, in un mondo in cui c’è molto da piangere. Pianto dei bambini terrorizzati, dei feriti nei campi di battaglia che invocano una madre, pianto solitario dei malati e dei morenti sulla soglia dell’ignoto. Pianto di smarrimento, che scorre sulla faccia di questo mondo che è stato creato, nel primo giorno, per lacrime di gioia, nella comune esultanza dell’uomo e della donna. Ed anche Etty Hillesum, donna forte d’Israele rimasta in piedi nella tempesta della persecuzione nazista, che difese fino all’ultimo la bontà della vita, ci suggerisce all’orecchio questo segreto che lei intuisce alla fine della sua strada: ci sono lacrime da consolare sul volto di Dio, quando piange sulla miseria dei suoi figli. Nell’inferno che sommerge il mondo, lei osa pregare Dio: ‘Cercherò di aiutarti’, gli dice”.
Anna Harendt è presentata implicitamente da Anne-Marie Pelletier. La meditazione della quarta stazione inizia con il celebre titolo che la filosofa dedicò al processo al gerarca nazista Adolf Eichmnann: “Banalità del male. Sono innumerevoli – scrive la studiosa francese – gli uomini, le donne, persino i bambini violentati, umiliati, torturati, assassinati, sotto tutti i cieli e in ogni tempo della storia. Senza cercare protezione nella condizione divina che gli è propria, Gesù si inserisce nel terribile corteo delle sofferenze che l’uomo infligge all’uomo. Conosce l’abbandono degli umiliati e dei più derelitti. Ma quale aiuto ci può dare la sofferenza di un innocente in più? Colui che è uno di noi è prima di tutto il Figlio prediletto del Padre, che viene a compiere ogni giustizia con la sua obbedienza. E all’improvviso tutti i segni si capovolgono. Ecco che le parole e i gesti di scherno dei suoi torturatori ci svelano – oh paradosso assoluto – l’insondabile verità: quella della vera, dell’unica regalità, manifestata come un amore che non ha voluto sapere altro che la volontà del Padre e il suo desiderio che tutti gli uomini siano salvati”. Non mancano le figure maschili nelle meditazioni per la Via Crucis del venerdì santo di Anne-Marie Pellettier relative alla sesta stazione: il Vangelo “ha conservato soltanto la memoria del suo nome: Simone, originario di Cirene”, nota alla sesta stazione.
“Ma il Vangelo ha voluto portare fino a noi il nome di questo libico e il suo umile gesto d’aiuto anche per insegnarci che, alleviando il dolore di un condannato a morte, Simone ha alleviato il dolore di Gesù, il Figlio di Dio, che ha incrociato la sua strada nella condizione di schiavo, assunta per noi, assunta per lui, per la salvezza del mondo. Senza che lui lo sapesse”. Gesù, scrive ancora la biblista francese per la nona stazione, “era venuto per condividere con noi la sua vita. ‘Prendete!’, ha detto senza sosta mentre offriva la sua guarigione ai malati, il suo perdono ai cuori traviati, il suo corpo nella cena pasquale. Ma si è ritrovato in mano nostra, in territorio di morte e di violenza: quella che ci lascia attoniti nell’attualità del mondo; e quella che serpeggia in ognuno. Lo sapevano bene i monaci uccisi a Tibhirine, che alla preghiera ‘Disarmali!’ aggiungevano la supplica ‘Disarmaci!'”. Alla decima stazione, quando si avvicina la crocifissione di Gesù, Pelletier annota: “Cominciamo, così, a comprendere che ‘soltanto il Dio sofferente può salvare’, come scriveva il pastore Dietrich Bonhoeffer pochi mesi prima di morire assassinato, quando, sperimentando sino in fondo il potere del male, poteva riassumere, in questa verità semplice e vertiginosa, la professione della fede cristiana”.
Nel testo delle meditazioni per la Via crucis un accento non scontato è posto sulla critica all’antisemitismo di matrice cristiana: “Davanti a Gesù consegnato e condannato, noi non sappiamo fare altro che discolparci e accusare gli altri”, scrive Anne-Marie Pelletier. “Per tanto tempo noi cristiani abbiamo addossato al tuo popolo Israele il peso della tua condanna a morte. Per tanto tempo abbiamo ignorato che dovevamo riconoscerci tutti complici nel peccato, per essere tutti salvati dal sangue di Gesù crocifisso. Donaci di riconoscere nel tuo Figlio l’Innocente, l’unico di tutta la storia”. “Per me – spiega la biblista francese alla Radio vaticana – era molto importante voler ricordare, in questa circostanza, ebrei e pagani uniti nella complicità della condanna a morte di Gesù. Sappiamo che nel corso dei secoli i cristiani sono stati tentati di attribuire la responsabilità della morte di Cristo solo al popolo ebraico. I testi, però, così come sono scritti, ci aiutano a capire che, in realtà, ci si trova dinanzi a un enorme dramma spirituale, nel quale ebrei e pagani sono uniti nello stesso rifiuto di Cristo, nella stessa violenza che porta alla sua condanna a morte”. Il Papa come ogni anno sarà accolto al Colosseo dalle autorità civili e religiose, a partire dalla sindaca della capitale Virginia Raggi e dal vicario uscente della diocesi di Roma, il cardinale Agostino Vallini, il quale porterà la croce al Colosseo nella prima delle quattordici stazioni. A portare la croce, successivamente, una famiglia romana, rappresentanti dell’Unitalsi e religiosi e laici di diversi Paesi, tra cui Egitto, Portogallo e Colombia dove il Papa si recherà in visita apostolica quest’anno.