Hong Kong al voto, “ombrelli gialli” in parlamento contro Pechino

Hong Kong al voto, “ombrelli gialli” in parlamento contro Pechino
5 settembre 2016

Hanno sfilato aprendo i loro ombrelli gialli, alcuni hanno anche assaggiato gli sfollagente, i gas lacrimogeni, le celle di sicurezza. Ma ora sono loro la nuova coscienza critica di Hong Kong, la città autonoma cinese che dal 1997 è parte della Cina. E sfidano Pechino con la rivendicazione di un concetto di democrazia lontano da quello autoritario che la leadership cinese cerca sempre più di applicare nell’ex colonia britannica. E così quattro candidati chiedono una rottura con la Cina avendo ottenuto un seggio al parlamento di Hong Kong con un’esaltante affermazione elettorale. Tra gli eletti, esponenti della giovane generazione uscita dal movimento pro-democrazia del 2014, anche il 23enne Nathan Law, che nell’autunno di quell’anno si impose come una delle figure prominenti del “Movimento degli ombrelli gialli”. Il movimento di Law, Demosisto, chiede un referendum sull’indipendenza. Era dal 1997 che gli hongkonghesi non andavano così numerosi a votare. Circa 2,2 milioni di elettori su 5,8 milioni si sono recati alle urne e molti di loro l’hanno fatto avendo in mente quello che sono stati questi ultimi anni di tentativi cinesi di limitare gli spazi rimodellare la democrazia dell’ex colonia su parametri continentali. Ne è conseguito un risultato simbolicamente dirompente, anche se non toglie il potere dalle mani del Chief Executive Leung Chun-ying, visto che la maggioranza dei 70 seggi resta nelle mani della maggioranza più tranquillizzante per Pechino, anche grazie a un sistema elettorale molto complesso.

Comunque, secondo la Bbc, l’esito finale del voto potrebbe essere un discrimine sulla volontà della Cina di sostenere o meno Leung per un secondo mandato come Chief Executive. “Io penso che gli hongkonghesi abbiano realmente voluto il cambiamento”, ha detto Nathan Law, 23 anni, una delle facce più riconoscibili del movimento Occupy Central (o anche Movimento degli Ombrelli gialli), che è stato eletto con oltre 50mila preferenze. “I giovani – ha continuato – hanno un senso s’urgenza quando pensano al futuro”. Trasformare questo senso di urgenza in voti è stato il capolavoro dei nuovi, giovani leader. Ma riuscire ad amalgamare le diverse sensibilità emerse nel movimento in un’unica, forte proposta politica non sarà semplice. Il campo degli ex Occupy Central, infatti, è profondamente diviso e uno dei solchi che lo spezza si chiama Cina. Ci sono quelli che pensano che a Hong Kong dovrebbe essere data l’opportunità di scegliere attraverso un referendum: restare parte della Repubblica popolare cinese o proclamare l’indipendenza?

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E’ il caso dei due giovani eletti di Youngaspiration – Yau Wai-ching e Sixtus “Baggio” Leung – i quali si sono espressi apertamente per un processo che potrebbe portare all’indipendenza. Ci sono poi quelli che si accontenterebbero di vedere protetta l’autonomia e rispettata la democrazia, che dovrebbe essere poi il punto centrale degli accordi siglati la Gran Bretagna per la restituzione della ex colonia. L’altro problema di fondo è la frattura tra i “vecchi” democratici e i “nuovi”. Se, infatti, sono entrati i giovani esponenti di Occupy Central, sono anche usciti dal Consiglio legislativo alcuni democratici di lungo corso. “Dobbiamo essere uniti per combattere contro il Partito comunista cinese”, dice oggi Law, ma non sarà facile per i democratici unire le loro forze. Secondo quanto scrive il South China Morning Post, giornale di Hong Kong, lo stesso Law non ha ancora chiarito se intende unirsi alla riunione settimanale – una cena, in realtà – dei democratici, anche se dice di essere aperto a lavorare con loro.

 

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