Pechino avverte i manifestanti che ha il potere di dichiarare unilateralmente lo stato di emergenza per placare i disordini a Hong Kong, mentre circolano immagini riprese con i telefonini che mostrano uno studente adolescente esanime trascinato dagli agenti, che, secondo testimonianze, e’ in coma in seguito a lesioni alla colonna vertebrale o a una rottura del cranio. Una portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato, ha citato la Basic Law, la legge fondamentale che regola il rapporto tra Pechino e l’ex colonia britannica. In base all’articolo 18, l’organo di vertice del parlamento cinese, il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, puo’ dichiarare lo stato di emergenza “a causa di turbolenze” che “mettono in pericolo l’unita’ o la sicurezza sicurezza nazionale e che vanno al di la’ del controllo della Regione” amministrativa speciale.
Il governo “non rimarra’ a guardare”, ha commentato la portavoce, e “non permettera’ che la situazione a Hong Kong continui senza sosta”. Pensare che l’intervento dell’esercito possa cambiare il modello “un Paese, due Sistemi”, con cui Pechino si rapporta a Hong Kong dopo il ritorno dell’ex colonia alla Cina, ha aggiunto, e’ “assolutamente sbagliato”. La portavoce ha confermato anche oggi il sostegno al governo locale, ma ha confermato anche che la priorita’ e’ ristabilire l’ordine. Sono ore di imbarazzo per la leader Carrie Lam, che in un video ripreso durante una riunione a porte chiuse e finito nelle mani della Reuters, ha ammesso che se potesse si dimetterebbe.
La leader ha smentito di avere mai avuto l’intenzione di discutere le proprie dimissioni con il governo centrale. A quasi quattro mesi dalla prima marcia che ha portato per le strade un milione di persone, senza episodi mortali finora, oltre 1.100 persone sono state arrestate per disordini e la situazione rimane un nodo sempre piu’ intricato da sciogliere per Pechino, che considera le rivolte alla stregua del “terrorismo”. Anche il presidente cinese, Xi Jinping, ha citato Hong Kong, inserendo la crisi tra le sfide che il Paese sovra’ affrontare in una fase di “accumulo e concentrazione dei rischi”.