LE RISORSE Quello di ieri, tuttavia, è solo l’inizio di un processo che, per essere completato e consentire il lancio vero e proprio delle operazioni militari dovrà passare ancora per due momenti cruciali: innanzi tutto, l’approvazione del mandato da parte del Consiglio di Sicurezza secondo il capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l’uso della forza militare (oppure, in alternativa, un accordo con i libici, se le fazioni che si combattono per il controllo dello Stato riusciranno ad accordarsi fra loro); in secondo luogo, l’approvazione da parte dei capi di Stato e di governo dell’Ue al Consiglio europeo del 25 e 26 giugno prossimi. La missione navale Eunavfor Med – che è cosa separata e diversa rispetto alla missione Triton dell’Agenzia Frontex per la sorveglianza delle frontiere, che è stata appena rafforzata triplicandone gli “asset”, anche qui in base a una decisione del vertice Ue di aprile – avrà un bilancio di 11,82 milioni di euro per quanto riguarda le sole spese comuni (amministrative, logistiche etc.), per 14 mesi (due mesi di avviamento e 12 per il mandato iniziale).
LE FASI La missione sarà condotte in tre fasi in sequenza, come prevede il diritto internazionale. La prima fase consisterà nella pianificazione delle operazioni e nella sorveglianza e valutazione dei network dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo. La seconda fase sarà quella della ricerca e individuazione e la terza quella della cattura e neutralizzazione degli “asset”, ovvero soprattutto i barconi, dei trafficanti. La terza fase, che comprenderà probabilmente anche attacchi con elicotteri e azioni degli incursori, è quella che necessita del mandato Onu e/o del “partenariato con le autorità libiche”. Il termine “distruggere” i barconi è stato sostituito con “eliminare” o “rendere inoperativo”, soprattutto per evitare di pregiudicare il testo della risoluzione Onu, che dovrà tenere conto delle diverse sensibilità dei membri del Consiglio di Sicurezza, da cui comunque, come ha detto Mogherini, non ci si aspetta grandi resistenze. Secondo Gentiloni, diversi paesi, e in particolare Francia e Spagna, hanno già offerto di partecipare alla missione. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha annunciato che già domani si riunirà lo Stato maggiore, per esaminare le esigenze della nuova missione e le disponibilità dei paesi partner.
LE QUOTE Il Consiglio è stato anche la prima occasione di discussione delle proposte presentate dalla Commissione europea il 13 maggio sul sistema di quote di redistribuzione (“relocation”) fra i diversi Stati membri dei migranti aventi diritto alla protezione internazionale. Dopo che sabato scorso il primo ministro francese Manuel Valls aveva preso le distanze dal sistema delle quote, sia Gentiloni che Mogherini hanno difeso oggi il carattere “complessivo” dell’agenda sulle politiche comuni dell’immigrazione e dell’asilo, senza possibili “stralci” per misure, come il sistema delle quote, che ad alcuni paesi piacciono meno. Gentiloni ha giudicato “coraggiosa” e “avanzata” la proposta della Commissione per le quote. Pur rilevando che anche la Spagna ha messo in discussione la ponderazione dei criteri (popolazione, Pil, disoccupazione e immigrati già accolti nel Paese) con cui le quote nazionali vengono calcolate, il ministro italiano ha giudicato come “posizionamenti” tattici queste dichiarazioni, considerando che il positivo “risveglio dell’Europa” verificatosi nell’ultimo mese sull’emergenza migranti nel Mediterraneo non possa ora essere “rimesso in discussione”.
LE CIFRE “Mi aspetto una discussione comunque non facile, da qui al Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue”, a metà giugno, “ma l’Agenda della Commissione (sull’immigrazione e asilo, ndr) e la decisione di oggi (ieri, ndr) sono dei buoni passi avanti”. “L’Italia è soddisfatta della decisione sulla missione militare, che noi avevamo voluto e che ci riconosce leadership e ruolo fondamentale. Poi, ogni giorno ha la sua discussione”, ha osservato Gentiloni, parafrasando il detto secondo cui “ogni giorno ha la sua pena”. Il ministro ha riferito che “dall’inizio del 2015 a questa mattina sono sbarcate in Italia 39.982 persone, il che vuol dire una cifra superiore ma non nel senso dell’ordine di grandezza, l’aumento è solo del 10% rispetto allo stesso periodo del 2014”. “L’Italia – ha detto ancora Gentiloni – fa la sua parte nell’accoglienza, credo che tutti ne sian consapevoli, per una emergenza che non è italiana, ma europea”. Finora, ha aggiunto “abbiamo fatto da soli o quasi anche per la ricerca e il salvataggio in mare”. La missione Mare Nostrum, che pesava interamente sulle spalle della Marina italiana, era stata conclusa a novembre su richiesta dei partner Ue, ed era stata sostituita da Triton, con un bilancio e mezzi inadeguati. Ora, con la decisione di triplicare il bilancio di Triton, portandolo al livello di Mare Nostrum (9 milioni di euro al mese, ma questa volta pagati dall’Ue) e con il lancio della missione navale congiunta anti trafficanti, “il carico di queste operazioni verrà redistribuito; ed è chiaro – ha sottolineato Gentiloni – che chiediamo venga redistribuito anche il carico dell’accoglienza, con la ‘relocation’ e con i finanziamenti ai paesi in prima linea, circa 60 milioni di euro”. “Finora abbiamo gestito l’emergenza e continuiamo a farlo. Ma ci aspettiamo – ha concluso – che venga tradotto in pratica il concetto approvato dal vertice Ue straordinario del 23 aprile: che questa è un’emergenza europea e non solo italiana”.