Mai uguale a se stesso, sempre originale ma con una incredibile connotazione personale. Sting, 17 volte vincitore ai Grammy Awards, torna con “The Bridge” il suo nuovo album di inediti. Scritto durante la pandemia e vuole essere una riflessione personale sulla perdita, separazione, interruzione, confinamento, tumulto sociale e politico. “È stata una sorpresa. Ho scritto 12-14 canzoni le ho guardate e ho detto: vedo che c’è una connessione. Tutte le persone di cui sto scrivendo sono in una fase di transizione tra relazioni, tra la vita e la morte, tra l’essere malati ed essere in buona salute, sono su una sponda del fiume e cercano di arrivare dall’altra parte. Quindi la metafora centrale è il ponte”.
Per Sting il “ponte” rappresenta quel legame duraturo ed in costante evoluzione tra idee, culture, continenti, ma sempre con uno sguardo al passato. Sono guidato dalle mie canzoni, dal mio subconscio, non ho una agenda politica, questo non è il mio lavoro. Il mio lavoro è esprimere la mia emozione e spero che arrivi alle persone che mi ascoltano. In “The Bridge” i nuovi brani riassumono gli stili ed i generi differenti esplorati dal cantautore inglese nella sua impareggiabile carriera. Autore di memorabili canzoni d’amore, negli anni è stato capace di raccontare questo sentimento in tanti modi diversi. “Come uomo della mia età ho sperimentato l’amore in tutto lo spettro delle emozioni, dalla più grande gioia alla più grande miseria e tutto quello che sta in mezzo. Quando scrivo sull’amore sento di essere autentico, ho una grande esperienza in questo campo emotivo”. Sting, pseudonimo di Gordon Matthew Thomas Sumner a 70 anni compiuti continua a dare lezioni di stile.