In un’operazione lampo, i ribelli siriani guidati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) affermano di aver raggiunto il centro di Aleppo, una delle città strategiche più importanti della Siria. La notizia, riportata da varie fonti internazionali tra cui il Times of Israel, ha spinto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a convocare una riunione speciale sulla sicurezza per discutere degli sviluppi nella regione.
Mercoledì scorso, le forze ribelli hanno lanciato un’offensiva su larga scala contro le postazioni governative nella provincia settentrionale di Aleppo, sotto il controllo del regime di Bashar al-Assad, supportato da Iran e Russia. Dopo tre giorni di intensi scontri, gli insorti hanno dichiarato di aver preso il controllo del quartier generale della polizia e dell’edificio del governatorato ad Aleppo, proclamando anche un coprifuoco in città, secondo quanto riportato da Sky News Arabia.
La violenza ha provocato un numero drammatico di vittime. L’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che almeno 242 persone sono morte negli scontri, tra cui 24 civili. Il bilancio include 135 combattenti ribelli e 83 tra soldati governativi e loro alleati. Le aree di Idlib e Aleppo sono teatro dei combattimenti più violenti dal 2020, con razzi che hanno colpito zone densamente popolate, causando la morte di almeno quattro studenti universitari.
La nuova escalation ha costretto circa 14.000 persone a fuggire dalle proprie case, aggravando una situazione umanitaria già precaria. David Carden, vice coordinatore regionale dell’ONU per gli aiuti umanitari in Siria, ha espresso profonda preoccupazione per l’impatto sui civili, in particolare sui bambini, vittime di gravi ferite da schegge.
La Turchia, che ha interessi diretti nella regione, monitora attentamente gli sviluppi. Oncu Keceli, portavoce del Ministero degli Esteri turco, ha sottolineato la necessità di evitare un’ulteriore destabilizzazione e ha denunciato attacchi contro civili e territori turchi da parte di gruppi terroristici, in particolare nelle zone di Tal Rifaat e Manbij.
Anche il Ministero della Difesa siriano ha reagito con fermezza, dichiarando che centinaia di ribelli, tra cui mercenari stranieri, sono stati eliminati. Le forze governative hanno ricevuto rinforzi per fronteggiare l’avanzata ribelle e stanno infliggendo pesanti perdite agli insorti in termini di uomini ed equipaggiamenti.
L’attacco ribelle segna un punto di svolta nella guerra civile siriana, già complessa per la molteplicità di attori coinvolti e i loro interessi geopolitici. La regione settentrionale del Paese è da tempo un crocevia di tensioni tra le forze governative, gruppi jihadisti, milizie curde e potenze straniere come Russia, Iran, Turchia e Stati Uniti.
La situazione rimane fluida, con la comunità internazionale in allerta per le possibili ripercussioni sull’intera area mediorientale. La convocazione di una riunione speciale sulla sicurezza da parte di Israele e l’attenzione della Turchia suggeriscono che gli sviluppi ad Aleppo potrebbero avere implicazioni ben oltre i confini siriani. L’avanzata ribelle a due chilometri dal cuore di Aleppo non è solo una questione militare, ma anche un segnale della fragilità delle tregue locali e del rischio di un nuovo ciclo di instabilità in Siria.