“Idee, confronto, abbracci e sogni”, ecco la Leopolda di Renzi. Attacchi a Bersani e D’Alema

“Idee, confronto, abbracci e sogni”, ecco la Leopolda di Renzi. Attacchi a Bersani e D’Alema
5 novembre 2016

“Idee, confronto, abbracci, sogni: questa è la Leopolda!”. Così, a fine giornata, Matteo Renzi commenta la seconda giornata della kermesse, che ha visto stamani i tavoli tematici a cui erano presenti molti ministri e, nel pomeriggio, il “focus” sulla riforma della Costituzione. E’ un Renzi che i suoi descrivono “molto soddisfatto” per come si sono svolti i lavori, per una formula più “smart” rispetto alle due edizioni di governo degli anni scorsi. Ma al di là dei tavoli tematici e della kermesse “pancia a terra” sui problemi concreti del Paese – dall’economia alla ricostruzione post terremoto – è il referendum costituzionale a tenere banco. E il clima non è facile. Fuori, in piazza, il corteo del “no” bloccato dal cordone delle forze dell’ordine a oltre due chilometri dalla vecchia stazione, scivola nella violenza tra scontri, lancio di fumogeni, danni al cantiere di San Marco e feriti. Il sindaco di Firenze Dario Nardella è durissimo: violenza ignobile. Renzi ritwitta la frase. Dentro, i toni verso la minoranza del partito non sono teneri sebbene proprio la ministra Maria Elena Boschi cerchi di placare la contestazione di fischi che sale dalla platea quando Massimo D’Alema compare in video in uno dei suoi passaggi tv da paladino del “no” alla riforma.

Mentre sullo sfondo si dipana la discussione del Pd sull’Italicum, con l’accordo raggiunto che però provoca la spaccatura nella minoranza, la mattina è dedicata ai tavoli tematici. Tra i più “gettonati” quello sulle pari opportunità con la ministra Maria Elena Boschi e Lucia Annibali, la donna sfigurata con l’acido da un uomo con cui aveva avuto una relazione, e quello sull’economia con il ministro Pier Carlo Padoan che assicura che “con il sì al referendum ci sarebbe un beneficio” e che per due ore risponde alle domande su Equitalia, sul debito (“Comincerà a scendere dal prossimo anno”), sulla spending review. Nel pomeriggio, dopo l’intervento di Brunello Cucinelli sul terremoto e sulla ricostruzione di Norcia, sul palco della Leopolda salgono insieme alla Boschi i “prof” del sì, da Stefano Ceccanti a Salvatore Vassallo, da Francesco Clementi a Cesare Pinelli e smontano, una per una, le “bufale del no” messe in giro da Alessandro Di Battista, Paolo Cirino Pomicino, Ferdinando Imposimato, Marco Travaglio e anche esponenti dem come Michele Emiliano e lo stesso D’Alema. Il fronte del no, Movimento cinque stelle in testa, è l’avversario da battere, anche mediaticamente. Matteo Renzi sale sul palco per introdurre il fact checking sulla riforma – che si dipana quasi per un’ora – e per quanto abbia ribadito ai giornalisti già dalla mattinata che lui parlerà “domani” togliendosi “qualche sassolino dalla scarpa” non resiste: “Sono tanti quelli che votano la riforma e poi cambiano idea, sembra che cambiare idea sia segno di intelligenza… Ci sono dei geni in Italia”.

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Ci va giù duro il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni contro l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani: “Ci sono paladini della ditta che lo sono solo quando la ditta è controllata da loro direttamente”. Il destinatario è chiaro come il copyright della parola “ditta”. Teresa Bellanova, ex sindacalista e deputata dem, si scaglia contro “la compagnia dei rancorosi” e chiede “coerenza a quelli che in Parlamento hanno votato sì ed ora vanno nelle piazze unendosi a degli sciamannati”: “la sinistra è anche qui”, alla Leopolda. E quando la platea fischia e mugugna contro D’Alema, Boschi chiede “rispetto” ma ricorda anche che l’ex premier ci ha già provato a fare una riforma costituzionale e “sa che sei mesi non bastano” per presentare un’alternativa a quella sottoposta al referendum. Insomma, sintetizza Boschi, la riforma “non è mia ma degli italiani che votano sì” e, a meno di un mese dal 4 dicembre, “non c’è paura”, “anzi aspettiamo con ansia di poter cambiare il Paese”. I cinque stelle dicono che il Parlamento attuale è illegittimo? “Si dimettano”, consiglia la ministra. Protestano per l’immunità parlamentare che avranno i nuovi senatori? “Rinuncino loro”, soprattutto “quando offendono le colleghe del Pd”. Nemmeno Renzi, firmando in mattinata a Palazzo Vecchio il patto per Firenze, aveva tralasciato l’avversario a cinque stelle. Tornando a bomba sull’amministrazione capitolina. “Ho letto di blocchi per le metropolitane, a Roma. Rispetto le scelte di tutte le amministrazioni. Siamo pronti a firmare patti con tutti. Però intendiamoci: se si pensa che per mandare avanti l’Italia la soluzione è bloccare tutto, non ci siamo – ha attaccato -. Continuare a bloccare le metro o le tramvie si commenta da solo, così il Paese non va da nessuna parte. Se c’è chi ruba si arresta il ladro, non si ferma l’opera pubblica”. Domani appuntamento alle 10 per la giornata finale, che sarà conclusa, a mezzogiorno, dall’intervento di Renzi.

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