di Daniele Di Mario
Il centrodestra, se unito, è davanti al Pd e Forza Italia può e deve tornare ad essere primo partito. Silvio Berlusconi è più in campo che mai e, incontrando i 120 amministrattori locali campani che, insieme a Nunzia De Girolamo, sono tornati a casa lasciando Ncd e Angelino Alfano, sciorina dati e sondaggi: “FI, Lega e Fratelli d’Italia insieme superano di un punto percentuale il Pd. Possiamo tornare ad avere i voti del 2008 e quindi ritornare ad essere maggioranza in Parlamento, recuperando tutti gli elettori moderati che, delusi da questa politica, si sono fatti da parte non andando a votare”. Quanto alle riforme e all’Italicum, il leader di FI si dice “abbastanza fiducioso che si possa cambiare la legge elettorale” per “dare il premio di maggioranza non alla lista ma alla coalizione”. Non manca una stoccata ai “traditori”, ai “professionisti della politica che hanno usato il nostro partito come un taxi per il loro interesse personale se ne sono andati”. Berlusconi assicura: “C’è la possibilità di allargare enormemente il numero di candidati da presentare alle prossime elezioni politiche e lo faremo partendo innanzitutto dagli amministratori locali di FI”.
Quanto ai transfughi, Berlusconi reinterpreta la parabola evangelica del figliol prodigo: “Non ci sono solo persone che tornano, ci sono anche molti rimasti a casa. Per il figliuol prodigo di solito si uccide il vitello grasso. Questa volta al massimo metteremo a cuocere un pollo”. Proprio per evitare i trasformismi, il Cav è convinto della necessita di introdurre il vincolo di mandato in Costituzione, anche se, sulle riforme costituzionale, Berlusconi resta preoccupato: “Il Paese è in una emergenza democratica grave”. Per questo l’ex premier promette: “Forza Italia deve tornare ad essere il primo partito italiano. Io non mollo, nella vita ho sempre raggiunto i miei traguardi”. E il traguardo è quello di rivincere. Per questo prima di rifondare il centrodestra, il Cav sa che deve fare il tagliando a un partito che, per motivi diversi, ha perso molti uomini-cardine: Scajola, Urbani, Pisanu, Dell’Utri. E se l’addio dell’ex delfino Alfano lo ha fatto arrabbiare, quello di Verdini ha provocato un vuoto incolmabile, sia a livello umano sia a livello politico.
La prima casella da riempire è proprio quella del coordinatore organizzativo. Il nome prescelto per ricoprire il delicato ruolo che fino a poche settimane fa era di Denis Verdini è quello di Gregorio Fontana, deputato (è anche questore della Camera) di estrazione liberale. Più complicata la questione del coordinatore politico. In pole position c’è un forzista della primissima ora, il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Anche se circolano altre ipotesi: Paolo Romani, Mariastella Gelmini e Mara Cafagna. La quadra verrà definita dopo la scelta dei candidati alle amministrative. Dopodiché verranno cambiati anche i coordinatori regionali. Perché, come spiega la De Girolamo dopo averlo incontrato, “Berlusconi vuole vincere, torna con un nuovo programma e noi diffonderemo la sua parola”.