Il centro di Pozzallo si prepara a diventare hotspot dell’Ue (video)

Il centro di Pozzallo si prepara a diventare hotspot dell’Ue (video)
2 ottobre 2015

E’ un grande hangar, ben equipaggiato al suo interno e separato dal mare da un’alta recinzione. Il centro di prima accoglienza di Pozzallo, in provincia di Ragusa, sarà uno degli hotspot europei dove identificare i rifugiati prima che siano redistribuiti all’interno dei Paesi dell’Unione Europea.La struttura già accoglie chi ha attraversato il mare partendo dalle coste nordafricane. Probabilmente da fine novembre, quando sarà un hotspot europeo a tutti gli effetti, i migranti passeranno da qui. Impronte digitali, domanda d’asilo e poi la decisione delle autorità se il viaggio nel vecchio continente potrà proseguire. “Prima di tutto l’Hotspot è una procedura legata al regolamento di Dublino e al piano di redistribuzione dell’Ue – spiega Carlotta Sami, portavoce in Italia dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. “L’obiettivo è identificare le persone per capire se si tratta di rifugiati”. “I rifugiati sono siriani, eritrei, iracheni e di altre nazionalità. Loro, dopo l’identificazione, saranno ripartiti fra gli Stati membri”, aggiunge Sami. Una fase sperimentale avviata a Lampedusa ha già messo in luce alcune questioni da risolvere nei prossimi mesi. Chi si rifiuta di fornire documenti che ne certifichino la nazionalità, che fine farà? Come reagiranno i migranti diretti da parenti verso la Germania ma che saranno ricollocati in Lituania o Portogallo? “L’hotspot e la redistribuzione possono funzionare solo con una prima accoglienza di grande qualità, perché deve essere un incentivo per i rifugiati che hanno un piano in mente”, sottolinea Sami. Una cosa è certa: per funzionare bene occorre che tutta la macchina europea sia ben congegnata, senza che tutto ricada ancora sulle spalle dei centri di prima accoglienza. (Immagini Afp)

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