Niente di nuovo, nessuna notizia sconvolgente. Monsignor Antonello Mennini parla davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. L’attuale Nunzio apostolico vaticano in Gran Bretagna nel 1978 era sacerdote nella chiesa di Santa Lucia e fece avere alla famiglia alcune lettere scritte dal leader Dc durante i 55 giorni del sequestro. Ma non entrò mai nel covo della Brigate Rosse. Almeno così ha raccontato. “Purtroppo non ho avuto la possibilità di confessarlo e dargli la comunione – ha detto davanti alla Commissione – Nella coscienza dei miei doveri sacerdotali ne sarei stato molto contento. In ogni caso se avessi avuto un’opportunità del genere credete che sarei stato così imbelle, che sarei andato lì dove tenevano prigioniero Moro senza tentare di fare niente? Sicuramente mi sarei offerto di prendere il suo posto, anche se non contavo nulla, avrei tentato di intavolare un discorso, come minimo di ricordare il tragitto fatto. E poi, diciamo la verità di che cosa doveva confessarsi quel povero uomo?”. Il nunzio apostolico ha sottolineato di essere stato già ascoltato sulla vicenda in sede parlamentare e giudiziaria per ben sette volte e ha confermato che “di un’eventuale confessione non avrei potuto dire nulla, né sui contenuti né sulla circostanze temporali e logistiche, ma non avrei difficoltà alcuna ad ammettere di essere andato nel covo delle Br. Ma non ci sono mai stato”.
I dubbi di Cossiga Monsignor Mennini ha poi parla dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che ai tempi del rapimento di Aldo Moro era ministro dell’Interno: “Se riteneva che avessi raggiunto il covo delle Br ma perché non farne parola con i miei superiori o con lo stesso Santo Padre? Cossiga l’ho incontrato varie volte e non ha mai sollevato questa cosa, capisco che poteva non sollevarla con me, ma non poteva esimersi dal parlarne con Sodano o con il Santo Padre”. La trattativa “Immagino che il Santo Padre volesse che Moro fosse liberato – ha proseguito nel suo racconto – ma il clima che c’era era tale, queste adunate oceaniche dei sindacati che dicevano che non si doveva trattare. Che poteva fare il povero Papa? Quindi ha cercato un’altra strada, quella del riscatto. Due o 3 anni più tardi mi raccontarono che il Santo Padre aveva chiesto di mettere a disposizione 10 miliardi di lire, perché si era fatto balenare l’idea che le Br potessero accontentarsi solo di un riscatto. Io avrei trattatto, potevano convocare la Camera, fare finta di discutere per prendere tempo, come mai è stato detto no a tutto?”.
Per monsignor Mennini “se Fanfani avesse detto trattiamo questi si sarebbero fermati. Io ho avuto la convinzione e l’ispirazione di servire una persona a cui volevo molto bene e tentare nel mio piccolo di sottrarlo a quella morte immeritata”.
La trattativa “Immagino che il Santo Padre volesse che Moro fosse liberato – ha proseguito nel suo racconto – ma il clima che c’era era tale, queste adunate oceaniche dei sindacati che dicevano che non si doveva trattare. Che poteva fare il povero Papa? Quindi ha cercato un’altra strada, quella del riscatto. Due o 3 anni più tardi mi raccontarono che il Santo Padre aveva chiesto di mettere a disposizione 10 miliardi di lire, perché si era fatto balenare l’idea che le Br potessero accontentarsi solo di un riscatto. Io avrei trattatto, potevano convocare la Camera, fare finta di discutere per prendere tempo, come mai è stato detto no a tutto?”. Per monsignor Mennini “se Fanfani avesse detto trattiamo questi si sarebbero fermati. Io ho avuto la convinzione e l’ispirazione di servire una persona a cui volevo molto bene e tentare nel mio piccolo di sottrarlo a quella morte immeritata”.
Il canale di ritorno Per Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, “Mennini ha comunicato una cosa per tutti noi totalmente nuova, che il professor Nicolai nella telefonata del 5 maggio lancia un messaggio finale alla signora Moro, comunicandole che la persona che dovevano rintracciare non era stata reperita e che quindi si tornava a far ricorso a don Mennini per lasciare la missiva in cui il presidente Moro annunciava la fine della propria vita di lì a pochi giorni. Questo conferma che c’era un canale di ritorno che stando alle conoscenze fino ad oggi acquisite, si interrompe intorno al 5 di maggio, poco prima o poco dopo”. Il sacerdote, amico e confessore del presidente della Dc prima del rapimento e dell’uccisione, ha infatti ammesso che nella telefonata del 5 maggio “il professor Nicolai mi disse di riferire alla signora Moro che purtroppo non avevano potuto trovare la persona da lei indicata e che avevano dovuto far ricorso di nuovo a me”. “Per la prima volta – continua Fioroni – Mennini fa riferimento chiaramente ad un canale di ritorno, un canale che non c’è più. È un dato: il canale di ritorno c’era ed improvvisamente al 5 maggio o non viene reperito o non c’era più. Questo – ha concluso Fioroni – adesso sarà oggetto di lavoro da parte della Commissione”.