A sorpresa, nel dibattito sull’emergenza coronavirus e sul Dpcm, rispunta fuori il tema del rimpasto di governo, che appariva ormai archiviato, almeno temporaneamente. A riportarlo al centro del dibattito, nel suo intervento al Senato dopo l’informativa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è stato il capogruppo Andrea Marcucci. Conte, è stato il ragionamento di Marcucci, deve “valutare se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza che stiamo vivendo” perchè “questo governo deve avere i migliori uomini e donne” e deve promuovere la “verifica della tenuta della maggioranza”. Inoltre deve “trovare il modo di coinvolgere le opposizioni”. Marcucci non fa nomi sui ministri che, eventualmente, dovrebbero esse cambiati, ma l’obiettivo sembra chiaro: la prima sotto accusa, per il Dem (e non solo), è la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Subito dopo il suo intervento, però, il Pd prende le distanze dal presidente del gruppo di Palazzo Madama (di cui si fa notare l’origine ‘renziana’). “In una fase tanto grave per il Paese, in cui ogni sforzo va dedicato a sconfiggere il virus e la crisi, parlare di rimpasti appare una cosa fuori dal mondo”, afferma il numero due dei senatori Franco Mirabelli, mentre poco dopo scende in campo direttamente Nicola Zingaretti. “Il sostegno del Partito Democratico a questo Governo e ai suoi ministri – assicura in una nota – è pieno e totale. Non in discussione. Posizione ribadita, tra l’altro, all’unanimità alcune ore fa dalla direzione nazionale sul voto della mia relazione”.
Nel frattempo, però, dai Dem si continua a cannoneggiare sulla Azzolina. Andrea Orlando, vice segretario, lo fa difendendo il governatore pugliese Michele Emiliano, che la ministra pentastellata ha duramente criticato per la decisione di chiudere le scuole. “Il dpcm prevede che le regioni debbano assumere ulteriori misure necessarie, rispetto a quelle già previste, a contenere la pandemia con conseguenti responsabilità. I ministri che criticano l’esercizio di questi poteri evidentemente non hanno letto il dpcm o non lo condividono”, twitta Orlando, incassando un retweet di peso notevole come quello di Dario Franceschini, ministro della cultura e capo delegazione dem al governo. Un doppio registro (ufficiale e non) che mostra un Pd che se non è unito nella richiesta di una ‘verifica’ lo è almeno nel giudizio sulla ministra del M5s. Da parte sua, per il momento, il Movimento non interviene, derubricando la questione a un problema interno dell’alleato. askanews