Il diesel più caro della benzina. È la prima volta

Autotrasportatori, agricoltura e consumatori in ginocchio. Ad arricchirsi sono i trader

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Il prezzo del gasolio supera quello della benzina. Non era mai accaduto, finora. Un fatto che rimarrà negli annuali ma che di certo alimenta il malcontento nel mondo produttivo strozzato proprio dai prezzi dei carburanti che stanno mettendo in ginocchio soprattutto gli autotrasportatori, le marinerie e che in queste ore vedono pure sul piede di guerra i distributori di carburante. Alla pompa, c’è chi vende il gasolio a 2,339, quattro centesimi in più rispetto alla benzina. Tuttavia, fonti accreditate parlano di un sistema di raffinazione che funziona, gli approvvigionamenti ci sono, perché il gasolio non arriva soltanto dalla Russia, ma chi compra e chi vende sta approfittando della situazione facendo schizzare i prezzi. In sostanza, i trader giocano al rialzo. Tutto qua? Non proprio, perché l’annuncio dell’embargo da parte di Stati Uniti e Regno Unito sui prodotti energetici provenienti dalla Russia ha spinto ulteriormente le quotazioni dei mercati petroliferi. Un’altra causa dell’aumento del costo del carburante è l’andamento del prezzo del Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord che serve da riferimento per la maggior parte dei prezzi mondiali.

Negli ultimi giorni il prezzo di un barile di Brent è stato molto vicino a raggiungere il record assoluto di 147,5 dollari che risale al 2008. La decisione presa dai paesi produttori di petrolio di non collocare sul mercato una maggiore quantità di barili ha fatto il resto. Uno scenario che ha portato migliaia di armatori a lasciare ormeggiati i propri pescherecci in molti porti italiani per tutta la settimana. Contro il caro carburante e per “i mancati segnali del governo” l’Unatras ha già annunciato per il 19 marzo manifestazioni degli autotrasportatori in tutta Italia. Tra le motivazioni messe in campo anche quella di un mancato segnale del governo a sostegno della categoria. Va da sé che ad alimentare il caro-carburante c’è soprattutto la guerra russo-ucraina che sta destabilizzando il mercato del greggio e dell’intero comparto energetico. “Il governo si assume il rischio che nascano nuovamente iniziative spontanee di protesta – afferma l’Unione delle associazioni dell’ autotrasporto – nonché la responsabilità di lasciare committenze senza rifornimenti”. Anche il comparto agricolo è in serie difficoltà.

L’Uncai chiede la riduzione delle accise fisse che gravano sul carburante. In particolare, chiede l’azzeramento di quelle che ancora appesantiscono il cosiddetto “gasolio agevolato” e la riduzione al 4% dell’Iva, “perché in agricoltura il gasolio è un bene di prima necessità, senza il quale non avremmo farina, pane e pasta”, spiega il presidente dell’Unione nazionale contoterzisti agromeccanici e industriali, Aproniano Tassinari. Mondo produttivo ma anche le famiglie italiane stanno subendo la botta. Secondo il Codacons, la stangata raggiunge quota +533 euro annui a famiglia in caso di auto a benzina, +568,8 euro la maggiore spesa annua per i rifornimenti in caso di auto diesel. In dettaglio, da inizio anno la benzina ha subito un rincaro del +13,3%, mentre il gasolio è aumentato del +15,2%, con un maggiore costo per un pieno a un’auto di media cilindrata pari a +12 euro. “Il governo resta a guardare e le casse dello Stato si arricchiscono grazie all’escalation dei prezzi alla pompa e alle tasse su benzina e gasolio – sbotta il presidente del Codacons, Carlo Rienzi –. Un comportamento immorale considerato l’ampio margine dell’esecutivo per intervenire su Iva e accise e calmierare i listini”.