Politica

Il futuro di Renzi: alleanza a sinistra tra pragmatismo e contraddizioni

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, guarda al futuro del suo partito con una visione ben definita: un’alleanza incastonata a sinistra, che include il Partito Democratico di Elly Schlein, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) di Bonelli e Fratoianni. Tuttavia, non mancano le critiche, rivolte in particolare al suo deputato Luigi Marattin e a Carlo Calenda.

Marattin, in questi giorni, ha chiesto chiarimenti sull’iter procedurale all’interno di Italia Viva, sollecitando conferme sulla scelta di Renzi di entrare nel centrosinistra in modo organico. Renzi, in risposta, ha sottolineato: “Sui temi formali e regolamentari non spendo una parola di più. Perché le regole non si cambiano a piacere. Chi vuole un congresso può chiederlo nell’Assemblea già convocata. Ma avendo ormai una certa esperienza voglio essere molto chiaro e sorridente: la discussione non è sulle regole. E nemmeno, tanto per cambiare, su di me, sul mio carattere, sulla mia leadership. Sono anni che quando c’è un passaggio delicato si parla di me, del mio carattere, del modo con il quale propongo le mie idee”.

Renzi è noto per la sua astuzia politica e un cinismo ben dosato, qualità essenziali in politica. Tuttavia, sebbene la sua tattica sia evidente, la strategia a lungo termine sembra mancare, con un obiettivo principale di autoconservazione del suo partito piuttosto che aspirazioni da statista. Renzi si distingue per il suo pragmatismo post-ideologico, pronto ad alleanze anche contraddittorie. A differenza di altri esponenti del suo partito, come Luigi Marattin, Renzi è un pragmatico che forma coalizioni con movimenti ormai superati dalla storia, spesso seguendo modelli di coalizioni fallimentari del passato. Si parla di “campo largo”, evocando l’Unione dei tempi di Berlusconi, con alleanze ampie ma fragili, mirate a sconfiggere il centrodestra senza una reale convergenza di intenti.

Guardando al futuro, Italia Viva potrebbe diventare una nuova Margherita, integrandosi in un Partito Democratico sempre più dominato da socialismo, ambientalismo e radicalismo. Questo scenario ridurrebbe ulteriormente lo spazio per il riformismo e il liberalismo. “Ho fatto una proposta difficile ma giusta per il mio Paese (entrare nel centrosinistra in maniera organica) – ha proseguito Renzi -. Nelle scelte fondamentali (Papeete, Draghi, Mattarella) io ho sempre messo avanti il mio Paese al mio interesse. E così farò anche stavolta lavorando per un’alternativa a questo governo che brilla per incapacità”.

Ma intanto il presidente M5S, Giuseppe Conte ha avvertito la coalizione: “Renzi prima mi attaccava sulla gestione della pandemia e ora dice che sono un interlocutore privilegiato. La politica per noi è una cosa seria”. Ancora più netto il capogruppo M5s alla Camera: “Io credo che il campo di Renzi sia il centrodestra. Basta guardare i suoi voti in Parlamento. Dalla giustizia all’ambiente al lavoro, Renzi mi sembra più vicino alla maggioranza”, spiega Francesco Silvestri precisando che non di veto si tratta, ma di opportunità. Distanze che, al momento, sembrano incolmabili. Eppure, a scandagliare fonti dem e M5s c’è la consapevolezza che, se si parte dalle battaglie comuni come quella dell’Autonomia differenziata dei passi avanti si possano fare.

La vera sfida per Renzi sarà negoziare con un partner dominante e altri alleati politicamente distanti. Le alternative sono poche e complicate: una corsa solitaria, la costruzione di un Terzo Polo o un avvicinamento a Forza Italia, opzione che richiede una chiara definizione identitaria per stabilire se i valori di Italia Viva siano compatibili con un’area liberal-conservatrice. In sostanza, il futuro di Italia Viva dipenderà dalla capacità di Renzi di bilanciare pragmatismo e visione politica, navigando tra alleanze complesse e cercando di mantenere un’identità distintiva in un panorama politico sempre più frammentato e polarizzato.

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