Il giorno più lungo Trump, è il primo ex presidente Usa incriminato. Prossima udienza a dicembre

Trentaquattro capi di imputazione, ma i rischi legali più seri arrivano dalla Georgia, dove le accuse relative alle interferenze nel conteggio dei voti delle presidenziali sono ben più gravi VIDEO

Donald Trump

La storica giornata della prima incriminazione formale di un ex Presidente degli Stati Uniti è trascorsa senza incidenti: davanti ad un tribunale di Manhattan con più poliziotti e giornalisti che manifestanti, un Donald Trump corrucciato ha mantenuto il silenzio riservando ogni commento alla conferenza stampa che terrà fra qualche ora in Florida. A parlare è stato invece il Procuratore distrettuale: “Non possiamo ignorare e non ignoreremo una grave condotta criminale: nessuno è al di sopra della legge”, ha incalzato Alvin Bragg, che ha illustrato i capi di accusa contestati all’ex Presidente; di fatto, 34 imputazioni di falso in bilancio allo scopo di effettuare dei pagamenti per coprire frodi e altri reati, come sopprimere delle informazioni negative su Trump prima delle elezioni presidenziali del 2016. 

Fra questi, la somma di 130mila dollari che sarebbe stata corrisposta all’ex pornostar Stormy Daniels – di cui la Procura ha chiesto la testimonianza in tribunale – per comprarne il silenzio, e un analogo pagamento ad una seconda donna – pagamenti di cui, ha sottolineato l’ufficio del Procuratore, tutte le persone coinvolte conoscevano la natura illegale. “Cospirare per promuovere una candidatura con mezzi illegali (vale a dire, nascondendo agli elettori notizie potenzialmente compromettenti per il candidato e facendo affermazioni false, ndr) è un reato”, ha ricordato nel corso di una conferenza. I legali di Trump hanno parlato di un ex Presidente rammaricato” e “turbato”: “Non è stata una bella giornata, non mi aspettavo che potesse succedere una cosa simile in questo Paese. Non ti aspetti che questo possa capitare a qualcuno che è stato Presidente degli Stati Uniti”, ha dichiarato Todd Blanche, al termine dell’udienza, avvertendo: “Daremo battaglia”.

La Procura distrettuale ha comunque cercato di non dare troppa visibilità a un imputato al quale non sarebbe spiaciuto affatto di farsi ritrarre in manette a tutto beneficio dei suoi elettori: all’ex Presidente sono state prese le impronte digitali, ma lo stato di arresto è rimasto solo una formalità in attesa dell’udienza, al termine della quale Trump è stato rimesso in libertà senza neanche dover pagare una cauzione – i reati di cui è accusato nello stato di New York non ne prevedono infatti la necessità. E di fatto, Trump finisce la sua lunga giornata newyorchese con un bilancio per certi versi positivo: a fronte di reati non violenti che – ma solo in teoria – potrebbero costargli al più quattro anni di carcere (e senza pregiudicarne la candidabilità) in una settimana è riuscito a raccogliere otto milioni di dollari di donazioni, resuscitare la sua immagine di vittima perseguitata dalla giustizia e riequilibrare la bilancia quanto meno delle primarie Repubblicane. I rischi legali più seri arrivano infatti dalla Georgia, dove le accuse relative alle interferenze nel conteggio dei voti delle presidenziali sono ben più gravi; in attesa della conclusione delle indagini, sul fronte newyorchese la prossima udienza preliminare è stata fissata a dicembre, con il processo che potrebbe iniziare nel gennaio del 2024 – in concomitanza con i primi caucus Repubblicani per le primarie.