Nel giorno dello “storico accordo” di Bruxelles, arriva all’acme lo scontro nella maggioranza. Matteo Renzi minaccia la crisi, Alfonso Bonafede gli dà dell’irresponsabile, Nicola Zingaretti invita allo “sforzo corale”, e Giuseppe Conte promette una verifica interna alla maggioranza, seppure con parole velenose nei confronti dei dissidenti: “Ci confronteremo con trasparenza, è doveroso farlo.
Vado avanti se c’è la fiducia reciproca di tutti”. Mentre il premier si prepara a rivendicare il successo in sede europea, le agenzie italiane rilanciano l’intervista del leader di Italia Viva allo spagnolo El Pais: “Se Conte vuole pieni poteri come richiesto da Salvini, io dico di no. E in quel caso ritireremo il sostegno al governo”. Per Renzi Conte deve “fermarsi, scusarsi e ricominciare” da capo su come impostare la gestione del Recovery Plan.
Parole che il capodelegazione M5s al governo bolla così: “È irresponsabile attaccare il Governo di cui si fa parte, per di più da un quotidiano estero, minacciando addirittura una crisi mentre il Consiglio europeo è ancora in corso e l’Italia sta facendo valere le proprie ragioni. Questo vuol dire indebolire deliberatamente l’Italia a livello internazionale. Non solo non è accettabile, ma è irrispettoso nei confronti di tutti gli italiani”. Zingaretti prova invece a richiamare tutti allo “spirito corretto”, ovvero “non essere silenti quando ci sono i problemi” e poi mettere in campo “un impegno corale, di tutti, per risolvere i problemi che emergono”. È in questo clima che Conte si presenta in conferenza stampa a Bruxelles, con i temi italiani che prendono la scena. Al premier arriva più di una domanda sulle dichiarazioni di Renzi, lui risponde così: “Sono pienamente edotto del fatto che andrò avanti con la fiducia di ogni singola forza di maggioranza e di tutte le forze di maggioranza collettivamente”.
E allora sarà verifica: “Ci confronteremo con le singole forze politiche e poi collettivamente, cercheremo di capire queste notazioni critiche che fondamento hanno, quali istanze rappresentano. Ce lo diremo chiaramente, guardandoci negli occhi, perché il paese merita chiarezza e traparenza, a partire dal governo e dalla maggioranza”. Con un coda velenosa: “Ci sono delle istanze critiche, anche molto critiche, in modo molto sonoro rappresentate anche sui giornali e in tv, dobbiamo capire cosa nascondono, quali obiettivi…”. Ma “per andare avanti”, chiarisce, “abbiamo bisogno di massima coesione e fiducia reciproca, massima determinazione, perchè le sfide sono troppe complesse per poterle affrontare con modalità diverse”.
L’opposizione, con Matteo Salvini, ne approfitta per tornare a chiedere il voto: “Se c’è un un governo in grado di governare che governi, altrimenti diamo la parola agli italiani, non è pensabile pensare di andare avanti due anni tra i ricatti di Renzi, Conte, Di Maio e Zingaretti. Non è possibile”. Sull’oggetto del contendere, la gestione del Recovery Plan, Conte vanta di essere il Paese che “sta parlamentarizzando il Recovery Plan più di tutti. Lo porteremo in Parlamento, in ogni passaggio dovrà essere approvato dal Parlamento”. Insomma, “c’è già una collegialità ma evidentemente non basta”. E allora, oltre al confronto interno alla maggioranza, il premier promette ancora una volta e ascolterà “tutte le parti sociali: categorie, sindacati, enti territoriali” e anche l’opposizione: “Ieri Salvini mi ha chiesto disponibilità al confronto, gli ho risposto che il tavolo resta sempre aperto, ci confronteremo con la Lega e le altre forze politiche che lo vorranno”. La conferma arriva ancora da Salvini: “Ci vedremo nei prossimi giorni, nell’ottica di un confronto costruttivo nell’interesse esclusivo degli italiani”.