Il Papa contro la Chiesa affarista: se un credente parla della povertà e conduce vita da faraone, questo non si può fare”

“Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare”. Il Papa affida a un’intervista al giornale di clochard olandesi Straatnieuws, realizzata il 27 ottobre, nel pieno del caso vatilekas, e tradotta oggi dalla Radio vaticana, per intervenire, seppure in termini molto generali, sulla questione dei soldi in Vaticano. I libri Via crucis di Gianluigi Nuzzi (Chiarelettere) e Avarizia di Emiliano Fittipaldi (Feltrinelli) hanno pubblicato una serie di documenti riservati della commissione creata a inizio pontificato da Jorge Mario Bergoglio per sbozzare una riforma delle strutture economiche e amministrative dello Stato pontificio, nel frattempo ampiamente avanzata. Il Papa e i suoi collaboratori hanno incontrato molte resistenze. “Molto in questi primi anni di pontificato è stato fatto, molto resta ancora da fare. Ma il cammino verso una buona ed efficace amministrazione, in piena correttezza e trasparenza, è tracciato e procede senza incertezze”, scrive oggi su Avvenire Stefania Falasca. Al centro di molte critiche è finito il cardinale George Pell, australiano, che, insieme al cardinale tedesco Reinhard Marx è stato posto dal Papa alla testa dei due dicasteri economici, per il primo la Segreteria per l’Economia, super-dicastero operativo, il Consiglio per l’Economia il secondo, organismo di indirizzo. I due volumi “sembrano aver incluso affermazioni false e fuorvianti circa la gestione delle spese del cardinale George Pell”, si è difeso il porporato di Sidney in una nota, rispondendo alle varie accuse e sottolineando che il bilancio del suo dicastero è incalo per il 2015.

Molte altre le posizioni di vertice rivoluzionate da Bergoglio (Ior, Apsa, authority finanziaria), molti i protagonisti italiani della scorsa gestione andati in pensione, molti gli esponenti internazionali, chierici e laici, insediatisi al vertice di una istituzione internazionale quale il Vaticano dopo il Conclave del 2013, quando i cardinali di tutto il mondo, nello choc creato dalle dimissioni di Benedetto XVI, scelsero un Papa che poteva incidere una cesura sul passato. Un passato di riciclaggio all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (così si evince dall’intervista odierna a Repubblica di mons. Nunzio Scarano, indagato in Italia e scaricato dal Papa quando disse che non era “la beata Imelda”), affiorano nelle intercettazioni pubblicate in questi giorni tra porporati e laici attorno a vicende di soldi e ospedali. La riforma del Papa non è stato maquillage, né marketing, e le reazioni non sono tardate ad arrivare. E, come scrive ancora Avvenire citando la Bibbia, “Chi è stolto servirà il sapiente, perché anche il male degli stolti si trasforma nel bene dei giusti”, “il bubbone esploso agevola ora, paradossalmente, l’opera di riforma che è stata intrapresa”. E’ lo stesso Papa, del resto, che nel corso del suo viaggio a Cuba raccontò unepisodio ironico, ma indicativo: “Una volta mi raccontava un vecchio prete saggio, parlando di quando lo spirito di ricchezza, di mondanità ricca, entra nel cuore di un consacrato, di un sacerdote, di un vescovo, di un papa, di chiunque, diceva che quando uno incomincia ad accumulare denaro, e per assicurarsi il futuro, certo, allora il futuro non sta in Gesù, sta in una compagni di assicurazione di tipo spirituale, che io controllo. Dunque, quando, per esempio, una congregazione religiosa – mi diceva lui – incomincia ad accumulare denaro e a risparmiare, risparmiare, Dio è così buono che le manda un economo disastroso, che la manda in fallimento. Sono tra migliori benedizioni di Dio per la sua Chiesa, gli economi disastrosi, perché la rendono libera, la rendono povera”.

Mentre proseguono discretamente le indagini della giustizia e della gendarmeria vaticana per approfondire le notizie raccolte con gli interrogatori dei due indagati, il monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, il Papa ha affidato al giornale di strada olandese (uno degli intervistatori un clochard) le sue riflessioni. Mette in guardia dalla “tentazione della corruzione” che c’è sempre nella vita pubblica, “sia politica, sia religiosa”. COncetti che riecheggiano nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta: elogia i tanti sacerdoti religiosi, suore che dedicano la loro vita al servizio degli altri. Critica chi invece di servire la Chiesa, si serve della Chiesa per i suoi scopi o profitti. “Anche nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. E` triste dirlo, no? La radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo: servire, essere al servizio di, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi. E la comodità dello status: io ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri”. I beni immobili della Chiesa, dice al giornale olandese, “sono molti, ma li usiamo per mantenere le strutture della Chiesa e per mantenere tante opere che si fanno nei paesi bisognosi: ospedali, scuole”. E se non è così, se qualche cardinale vive da faraone, alle parole del Papa, raccontano i bene informati, seguiranno i fatti.

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