“Dieci anni assieme, e mai una stranezza. A me e ai due bimbi non ha mai fatto mancare niente. E Lorys era il suo cocco: lo aveva appena premiato”. Eppure “io devo credere a quello che mi dicono gli inquirenti. Quella che si vede nei filmati e’ la macchina di mia moglie: ma se sia stata lei, non lo so”. Cosi’, in un’intervista al Corriere della Sera, Davide Stival, marito di Veronica Panarello, accusata di avere ucciso, il 29 novembre nel Ragusano, il figlio Loris, di 8 anni. “Lorys, noi due – aggiunge -, l’abbiamo voluto con tutte le nostre forze, non e’ vero che nacque per caso, anzi decidemmo di metterlo al mondo proprio per andare a vivere insieme definitivamente e poiche’ lei era minorenne, all’epoca, andammo perfino davanti al giudice dei minori, a Catania, a cercare la garanzia che poi non ce lo togliessero, che non venisse affidato ai nonni, ma restasse con noi. E l’ottenemmo”.
I veleni di questa storia, le chiacchiere di Santa Croce Camerina, i sussurri sui presunti tradimenti di sua moglie, addirittura della sua pazzia: Veronica le aveva mai parlato dei suoi problemi psichiatrici, dei due tentativi di suicidio? “No – risponde -. Solo una volta mi disse che da piccola i suoi volevano portarla dallo psicologo ma lei si rifiuto’. Per il resto, pero’, in questi dieci anni di vita assieme, mai una stranezza. E guai assolutamente a chi le toccava Lorys. Se capitava che io lo rimproverassi, che accennassi soltanto a dargli uno schiaffo, lei prendeva subito le sue difese. Era il cocco di mamma: dopo il telefonino, gli regalo’ anche tablet e io le dicevo: Veronica, ma Lorys ha bisogno anche del tablet a 8 anni? Eppoi era bravissima in casa: a noi tutti, a me e ai due bambini, non ci ha mai fatto mancare niente. Si occupava lei di tutto, pagava le bollette, le stanze sempre in ordine, i bimbi a scuola sempre pulitissimi, la spesa fatta, il pranzo pronto. Aveva imparato a cucinare da mia nonna Lucia. E se qualche sera si usciva con gli amici, per mangiarci una pizza, Lorys e Diego venivano sempre con noi. Per lei i figli erano in cima a tutto. Sempre”. “Eravamo una coppia unita – prosegue -. Una famiglia unita…”.
Ma cosa ha capito realmente vedendo in Procura le immagini delle telecamere? “Di sicuro – dice – quella che si vede e’ la macchina di mia moglie, ma il resto sono ombre di difficile interpretazione. Sagome compatibili, ma non piu’ di questo. Lorys s’intuisce che rientri a casa, quella mattina. Ma non si vede chiaramente che e’ lui”. E a proposito delle fascette, la presunta arma del delitto, le viene in mente qualcosa? “Lorys ci giocava con le fascette, con una mi ricordo che un giorno lego’ un serpente di peluche sopra la culla di Diego che proprio oggi (ieri, ndr) ha compiuto tre anni.
Veronica invece non l’ho mai vista usarle”. Si avvicina il giorno dei funerali… “Non sappiamo ancora quando sara’. Vorremmo chiedere pero’ a tutti i giornalisti e a tutte le televisioni di rispettare il nostro dolore e non entrare in chiesa. Per favore, lasciateci soli. In questi giorni siamo stati assediati, telecamere puntate addosso come mitragliatrici, io mi sono rotto anche un braccio (mostra il sinistro ingessato, ndr) per correre appresso a qualche troupe”. Vuole dire qualcosa a sua moglie che e’ in carcere? “Preferisco di no”. Vuole dire qualcosa a chi le ha fatto questo? Silenzio lunghissimo. Occhi che si riempiono di lacrime. Un dolore composto, dignitoso, acutissimo. “Non voglio dire niente”.